L’insegna, in stand by da qualche giorno, si è definitivamente spenta oggi. La pizzeria Agripizza di viale Marconi a Cagliari è stata chiusa. Dopo dieci anni: commercialmente parlando è un’era geologica. Nel 2012, nei quarantotto metri quadri, esatti al millimetro, Sergio Mariolu, allora 57enne, aveva rilevato il locale che esisteva già da oltre un anno e acceso il forno elettrico e attaccato le spine dei frigoriferi. Una pizzeria d’asporto, almeno all’inizio, poi la possibilità di consumare all’interno nei due tavolini piazzati davanti al banco dell’impasto. E Sergio sempre lì, ogni giorno, aiutato dalla figlia Stefania e dal figlio Simone, a sfornare pizze di tutti i tipi. Un mix tra crisi e problemi di salute ha costretto Mariolu a dover chiudere il locale. Le ultime pizze sono state sfornate una settimana fa, l’ultimo saluto è un post su Facebook nel quale lo staff di Agripizza ringrazia tutti i clienti. E i macchinari e la gestione del locale sono già stati messi in vendita: 24mila euro per acquistare anche il forno elettrico, piastre, impastatrice da quaranta chili, vetrina frigo, frigo americano, macina mozzarella, cassa e affettatrice.
A raccontare i motivi della chiusura di Agripizza sono i figli di Sergio, Stefania e Simone Mariolu: “La nostra chiusura è dovuta alla salute di papà, dopo uno svenimento a lavoro abbiamo scoperto che le sue patologie non sono compatibili con il lavoro da pizzaiolo a causa dell’inalazione della farina. Grazie mille di tutto e grazie a tutti i nostri carissimi clienti”, spiega la ragazza. Simone aggiunge che “papà ha lavorato tanti anni come pizzaiolo. Nato a Teulada, da giovane si è trasferito a Cagliari. Prima ha fatto le pizze al Porcile, alla Marina. Dal 2012 aveva deciso di aprire un locale tutto suo. Purtroppo, per problemi di salute ha dovuto mollare. Certo, se ci fossero state meno tasse da pagare avremmo potuto trovare un sostituto. Doveva sempre fare tutto lui, dalla spesa all’impasto, e alla fine tutte queste fatiche le paghi”. E l’aumento delle tasse è stato uno dei motivi che ha portato alla sofferta decisione di abbassare la serranda: “Lavorare per mantenere lo Stato? No grazie”, dice il 36enne. Un sogno imprenditoriale che finisce, l’ennesimo, a Cagliari.










