Clamorosa svolta nelle indagini sul maxi palazzo in via della Pineta nato sulle ceneri del cinema Alfieri, buttato giù insieme a ricordi e cultura per far posto a eleganti appartamenti: il giudice per le indagini preliminari del tribunale di Cagliari Luca Melis ha deciso di non archiviare l’inchiesta come invece richiesto dallo stesso sostituto procuratore, e di rinviare a giudizio i quattro imputati Giampiero Caria (legale rappresentante della committente “Residenza via della Pineta S.r.l.”e della società “Miramar S.r.l.”), Raffaele Cossu (presidente del consiglio di amministrazione e rappresentante legale della committente società “AIC Attività Industriali e Commerciali S.r.I.”), Stefano Cossu (amministratore delegato della committente società “AIC AttivitàIndustriali e Commerciali S.r.1.”) e Alberto Antinori, progettista e direttore dei lavori. I quattro sono tutti indagati “per il reato di cui all’art. 44 lett. b) D.P.R. 6giugno 2001 n. 380, soltanto Antinori anche per il reato di cui agli artt. 20comma 13 D.P.R. 380/01, art. 13 4 comma I.r. 24/2016 e 481c.p”: “Il testo unico edilizio prevede diverse ipotesi di reato, in particolare è l’avere costruito senza autorizzazione, o con autorizzazione non valida. Ma nulla impedisce che si arrivi a contestare la lottizzazione abusiva”, spiega a Casteddu online l’avvocato Marcello Vignolo, che con i colleghi Matteo Pinna e Massimo Massa difende i ricorrenti. Ovvero un gruppo di residenti nella zona che si sono ritrovati soffocati da un palazzone molto più alto, è la tesi, di quello che avrebbe potuto e dovuto essere: una decina di metri invece che tre e mezzo. I residenti avevano fatto inizialmente ricorso al Tar, ma il giudice amministrativo non si è mai pronunciato perché riteneva che il ricorso fosse intempestivo. Quando il pubblico ministero ha chiesto l’archiviazione dell’inchiesta, i ricorrenti hanno depositato opposizione all’archiviazione, presentando una memoria difensiva algip ed evidenziando soprattutto che il pm, anche sulla base di una consulenza tecnica, non aveva rilevato l’elemento fondamentale dell’illegittimità di quella autorizzazione. Visionata quella memoria, il gip ha respinto l’archiviazione e disposto il processo.
Una vicenda complessa che si gioca su altezze, cubature, normative, ristrutturazioni più o meno leggere: il cinema Alfieri aveva un’altezza di circa dieci metri, ma non tutta secondo chi ha fatto ricorso sarebbe dovuta essere destinata a costruzione: “in sostanza, anche secondo il gip, si sarebbe sovrastimata la volumetria edificabile”, spiega ancora Vignolo, e dunque tutto quanto costruito in quella volumetria sarebbe di fatto abusivo o comunque non avrebbe dovuto essere autorizzato.Esattamente come rileva il gip Melis: “Il pubblico ministero avanzava richiesta di archiviazione, in quanto gli elementi acquisiti non avrebbero consentito di articolare una ragionevole previsione di condanna degli indagati; il consulente tecnico, architetto Alan Batzella, avrebbe infatti calcolato erroneamente l’entità dell’intervento edilizio a causa della documentazione soltanto parziale esibita dal SUAPE Comune di Cagliari”, dalla quale emerge che gli indagati avessero sovrastimato la volumetria. E ancora, il giudice Melis nella sua ordinanza parla di illegittimità: “L’intervento, autorizzato con determinazione del dirigenteSUAPE del Comune di Cagliari n. 9148 del 23 dicembre 2021, adottata a seguito di variante presentata con riferimento al progetto autorizzato con la precedente determinazione del Dirigente SUAPE del Comune di Cagliari n. 3515del 1° giugno 2018, presenterebbe numerosi profili di illegittimità per mancato rispetto delle norme e degli strumenti urbanistici vigenti, segnatamente la qualificazione del predetto come un intervento di “ristrutturazione” che avrebbe richiesto il rispetto della volumetria del fabbricato preesistente: sebbene i titolari epromotori dell’intervento avessero dichiarato, negli elaborati progettuali, che l’opera non avrebbe comportato un incremento della volumetria preesistente, ilcalcolo della stessa sarebbe stato frutto di una palese violazione della disposizione contenuta nell’art. 2 del Regolamento edilizio del Comune di Cagliari, il quale stabiliva che”le parti oltre i 3,50 metri di altezza interna relative agli ambienti destinati ad hall, atri, sale per congressi, spettacolo, ristoro eintrattenimento, realizzati per motivi funzionali ovvero per esigenze di rappresentanza, di immagine e qualificazione, ovvero per esigenze tecnologiche” non costituivano volume urbanistico ma tecnico. Si va a processo, dunque, e il rischio concreto è che se dovessero essere riconosciuti gli abusi il palazzo debba essere demolito. E’ davvero possibile che si arrivi a questo punto? “Si, è possibile”, dice Vignolo. “Sta succedendo aMilano per esempio: se c’è violazione delle norme, gli immobili abusivi vanno abbattuti”.