La rabbia delle cuoche delle mense delle scuole di Cagliari e della Sardegna esplode sotto il sole torrido di un giovedì di fine maggio. In circa 50 si sono date appuntamento nella scalinata della basilica di Bonaria per protestare e chiedere sicurezze economiche, principalmente allo Stato. Sono ferme da marzo, cioè da quando tutte le scuole hanno chiuso per l’emergenza Covid, molte non hanno un contratto fisso ma part-time è, soprattutto, per i mesi estivi rischiano di non vedere nemmeno un centesimo. “Prepariamo i pasti ma siamo alla fame”, “quale sarà il nostro futuro da giugno?”, “vogliamo ammortizzatori sociali durante il periodo estivo”, questi gli slogan ricorrenti durante il sit-in. Donne di tutte le età, dai venti a sessantacinque anni, tutte unite nella protesta.
Tra loro c’è chi spiega, tranquillamente, di essersi rivolta alla Caritas e ai sacerdoti per poter avere cibo, chi ha quattro figli da mantenere e chi è pronta ad incatenarsi per far valere “i propri diritti”. Casteddu Online ha raccolto le loro voci, gli articoli possono essere letti nel corso delle prossime ore sul nostro sito www.castedduonline.it









