Riescono a vedere le rispettive famiglie per qualche ora al giorno, a turno e quando non sono di ronda, solo perchè sono sei fratelli. E ognuno di loro ha in gestione, almeno sino al 2026, un capannone realizzato nell’area di via San Paolo sequestrata dalle forze dell’ordine a giugno per inquinamento ambientale, non rispetto di vincolo paesaggistico, più atri illeciti. Ma l’unica “colpa” di Stefano Di Salvo e dei suoi cinque fratelli sembra essere quella di essersi trovati, da tempo, nel posto sbagliato al momento sbagliato. Dentro la struttura ci sono varie attrezzature, alcune delle quali già rubate dai malviventi, e fuori tre vetture: “Tutta roba nostra”, spiega, disperato, Di Salvo. “Da quando abbiamo notato i furti, cioè dal 24 ottobre scorso, stiamo facendo ronde continue per evitare nuovi colpi. Abbiamo chiesto a forze dell’ordine e tribunale di poter accedere per prendere tutta la nostra roba e, se necessario, ripulire anche gli spazi, ma nulla”. Il tempo passa, ma la situazione non cambia. “Il guardiano messo dal tribunale è venuto qui solo una volta, non riusciamo a capire come mai non ci venga concessa l’autorizzazione”.
“Dentro ci sono tre macchine alle quali manca solo la batteria, poi sono perfette. Ci servono per lavorare e portare il pane a casa. Stiamo trascurando le nostre famiglie per non subire altri furti. Sappiamo che l’idea del sindaco Paolo Truzzu è di realizzare una grande area verde. Ben venga, perfetto, a noi interessa solo rientrare in possesso delle nostre attrezzature e delle nostre vetture, abbiamo stipulato un contratto per l’utilizzo del capannone che scadrà solo nel 2026”.










