Cagliari, chiude lo storico bar di piazza Giovanni: “Vendere caffè oggi non conviene e i dipendenti pretendono il weekend libero”

Il Caffè XXIII ha le serrande abbassate e campeggia un grosso cartello di vendita: il prezzo? 285mila euro. Negli ultimi 23 anni l’ha gestito Marco Frongia: “A 70 anni è tempo di pensione”, spiega. “La zona è diventata quasi un mortorio, tanti lavoratori sono ancora in smart working. Nell’ultimo anno ho cercato un collaboratore, senza trovarlo. Una ragazza giovane voleva lavorare dal lunedì al venerdì, idem una donna incinta”


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Per 23 anni ha servito caffè dal lunedì alla domenica, riuscendo a confermare il Caffè XXIII di piazza Giovanni una meta abituale di tanti residenti di San Benedetto e della Fonsarda. Poi, col passare del tempo, anche quella che era una zona molto frequentata è diventata un po’ come il resto di Cagliari: poco animata. E così Marco Frongia, alla prima occasione buona, ha deciso di ritirarsi. Le serrande sono abbassate dal mese di febbraio, da un paio di settimane campeggia un cartello “vendesi” e bastano pochi clic su internet per scoprire il prezzo: 285mila euro. Frongia era solo il gestore: “Ho ridato alla padrona il suo locale, per me era arrivato il tempo della pensione. La zona ormai è diventata quasi un mortorio, non c’è più il passaggio di prima”, ammette. Qualche anno fa si era vociferato di un trasferimento in massa di tanti dipendenti Telecom nel palazzone all’angolo tra piazza Giovanni XXIII e la via che porta a piazza Michelangelo: “Poi, invece, hanno mandato solo piccoli gruppi e per la pausa pranzo andavano nei market a comprarsi panini, gli altri sono rimasti in smart working”. Altre occasioni di guadagno gettate alle ortiche, quindi. Quello di Frongia è, inutile dirlo, l’ennesima attività legata alla ristorazione che ha chiuso. La chiusura ha fatto “rumore” perchè si tratta di un’attività storica, sorta quando la piazza era ancora considerata una meta pericolosa, tra sbandanti e tossicodipendenti.
“Oggi vendere caffè non conviene”, prosegue lo storico barista. Che confessa: “Nell’ultimo anno non sono riuscito a trovare un dipendente. Una giovane voleva lavorare solo dal lunedì al venerdì, con sabato e domenica liberi. Stesso discorso per una futura mamma, anche lei era disposta a fare i turni solo per cinque giorni. Non ne sarebbe valsa la pena, tra stipendi e altri balzelli di pagare”. Lo zoccolo duro di clienti, comunque, rimpiange tanto “signor Marco”, uno dei baristi nati professionalmente ai tempi di una Cagliari diversa, fatta ancora di botteghe, chiacchiere tra vicini e passeggiate in piazza.


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