Pazienti sistemati nei corridoi al settimo piano, in Chirurgia generale, come denunciato dal sindacato degli infermier, il Nursing Up. Ma nel più grande ospedale della Sardegna, il Brotzu, i problemi sembrano essere sin da quando si varca, o si spera di varcare, la porta scorrevole del pronto soccorso. Sono tante le testimonianze arrivate, anche nelle ultime ore, alla nostra redazione. C’è chi doveva essere medicato, la data era già stata fissata, ma poi è stato rimandato a casa e chi deve subire un “intervento in urgenza” e attende, da due settimane, che squilli il telefono. E, intanto, deve convivere tra disagi e dolori. Casi che dimostrano come la sanità regionale sia sempre più allo sbando, anche dopo la fine dello stato d’emergenza legato al Covid. Roberto Marcialis ha 67 anni ed è di Cagliari. Insieme alla moglie Maria Rita Celena ha scritto una email di reclamo all’Ufficio relazioni con il pubblico del Brotzu: “Il 17 marzo ho subìto un intervento al settimo piano, in Chirurgia generale, per una biopsia a causa di una linfoadenomegalia inguinale. Come indicato dal medico, ho effettuato delle medicazioni programmate il 25 e ventotto marzo a causa della formazione di un edema sottocutaneo”, spiega Marcialis. Il primo aprile la terza medicazione salta: “Mi è stata rifiutata senza una precisa motivazione, a causa di un colpo di tosse avvenuto comunque sotto la protezione della mascherina dopo aver effettuato il triage all’ingresso, con rilevazione della temperatura ed esibizione del Green Pass rafforzato. Alla richiesta di chiarimenti l’infermiera che si occupa dell’accoglienza dei pazienti all’ingresso del reparto ha rifiutato di fornirmi spiegazioni dettagliate. L’unica indicazione fornita è stata quella di contattare il chirurgo che aveva effettuato l’intervento”. Il 67enne e la moglie hanno cercato di trovare una soluzione, ma inutilmente: “A nulla è valsa la reiterata richiesta di fornire le necessarie cure programmate per la medicazione ed evacuazione del liquido linfatico che si era prodotto in seguito all’intervento”. Ci sarebbe stata tensione tra i due e l’operatrice del Brotzu, stando al loro racconto. “La situazione si è inaspettatamente risolta positivamente grazie alla nostra tenacia e soprattutto all’addetta dell’Urp che ha preso a cuore la situazione ed ha rintracciato, dopo vari tentativi, un disponibilissimo medico di turno che ha potuto effettuare le cure richieste”.
Un altro caso, se possibile ancora più grave perchè non ha ancora trovato soluzione è, invece, quello di Eleonora Cambarau, 39enne di Decimomannu: “Da due anni ho un presunto mioma, devono ancora farmi l’esame istologico ma, per colpa dei lockdown, le visite sono saltate. Ho sopportato due anni e, nell’ultimo periodo, ho delle emorragie, esattamente da 43 giorni. Ho una menometrorragia”, vale a dire un’eccessiva perdita di sangue dall’utero. “Sono stata visitata l’otto marzo, ho seguito tutte le terapie che mi sono state prescritte e il ventuno ho fatto la visita ginecologica. Avendo ancora perdite, i medici non hanno potuto fare molto, ma mi hanno inserita nella lista per subire un intervento in urgenza. Da quel giorno sto aspettando una chiamata. Sono anche malata di cuore. I dolori sono molto forti, per fortuna mi stanno aiutando per portare a scuola e riaccompagnare i miei tre figli. Ho chiamato più volte al Brotzu, prima mi hanno detto che erano incasinati e solo oggi hanno dato un nostro riferimento telefonico al medico di Ginecologia che dovrebbe farmi l’intervento. Mi è stato detto che mi contatteranno nei prossimi giorni per prericovero, ma non posso aspettare ancora a lungo”.









