IL CASO – Bimbo disabile attende da mesi di proseguire le cure e gli incontri specifici per acquisire la “sua” autonomia: “Attende sfinito, sempre più disprattico, inappetente, disteso sul suo divano”. La storia giunge dall’hinterland di Cagliari “e segnalo quanto accade perché le tempistiche per le visite mediche e per i percorsi formativi e di riabilitazione non possono essere così lunghi per chi è affetto da particolari disabilità e per essere d’aiuto anche per le altre persone che vivono questa situazione”.
Lungaggini già rilevate prima della pandemia, ma accentuate in questi ultimi mesi e che, per patologie particolarmente “delicate”, possono seriamente compromettere tutto il lavoro svolto sinora e i progressi raggiunti. “Capisco bene la situazione ma vorrei veramente abbreviare i tempi, il bambino sta male ed io non riesco a fare più di quello che faccio”.
Ogni appello, sinora, sembra essere caduto nel vuoto: “Sono state inviate email, a volte si riceve risposta, la solita, che narra “vi ricontatteremo” e anche qui il tempo scorre. Abbiamo presentato una domanda, inoltre, presso un centro riabilitativo locale, con la speranza che l’inserimento possa servire per fargli ritrovare un mondo esterno e percepire che lui esiste non solo per i genitori e la sua educatrice. Vorremmo smuovere i tempi e dare la possibilità a tutti i bambini di avere tempi ridotti per seguire i percorsi necessari affinché possano avere una loro autonomia in futuro, ora e sempre, e soprattutto perché mamma e papà non esisteranno per tutta la vita e quindi dovrebbero essere in grado di svolgere almeno gli atti necessari per la loro autonomia”.











