C’è chi inganna il tempo dentro l’automobile, chi invece è arrivato con il pullman si accomoda o nei gradini esterni o, se trova ancora spazio e un distanziamento minimo, sulle panchine di marmo prima dell’ingresso. Ingresso, quello del San Giovanni di Dio, che è vietato a chi non ha un appuntamento: i parenti dei pazienti friggono, sotto il sole e respirando afa, anche per ore, nell’attesa che i propri cari terminino le visite. Ma è il minimo, in una sanità sarda sempre più nel caos. Dove, per essere curati, bisogna davvero incrociare le dita. Basta chiedere a chi attende fuori: e non tutti sono il marito o il figlio del paziente di turno. C’è chi ha finalmente fatto la visita dermatologica, come nel caso di Carlo Melis, 63enne di Assemini: “Sono seguito qui da 5 anni, da quando mi è comparso un grosso neo sulla testa. Le attese? Ci sono, l’unica mia fortuna è che devo venire sin qui una volta all’anno”, spiega. “Il mio non è un caso urgente, ma so di tanti altri pazienti che hanno problemi sicuramente maggiori. Io, poi, sono dovuto pure andare sino a Milano dopo che all’ospedale, in seguito a una visita urologica, mi avevano prospettato un catetere: in Lombardia è bastato un piccolo intervento ed è filato tutto liscio. Forse servirebbero, anche al San Giovanni di Dio, più dottori, anche giovani”, osserva.
Giuseppe Mascia ha 84 anni, la moglie sette in meno e arrivano entrambi da Cagliari: “Ha avuto un problema all’occhio destro, non è potuta venire subito qui al San Giovanni di Dio ma l’ho dovuta portare, a pagamento, a farla visitare, spendendo 102 euro”, racconta, infastidito e molto polemico, l’uomo. “Gratis c’era spazio non prima di settembre, e ora siamo qui e già in ritardo per un controllo che è molto importante”. E non potrebbe essere altrimenti, visto che c’è in gioco la vista di un’anziana: “Mi chiedo se davvero chi ci comanda sia a conoscenza di tutte queste situazioni che non vanno nella sanità, alla fine per curarci dobbiamo solo pagare e pagare ancora”. Rappresenta un record, in negativo, Salvatore Meloni, 75 anni: “Una volta al mese devo venire qui, la data non la decido io, e arrivo da Sant’Antioco. Devo fare visite oculistiche, devono anche farmi delle iniezioni per problemi, gravi, alla vista. Più vicino di Cagliari e del San Giovanni di Dio non c’è nessun altro posto, e qui le ore che trascorro sono tante, ma ne va della mia salute”. L’orario fissato non sempre viene rispettato, e allora bisogna solo attendere e sperare di essere chiamati, prima o poi: “Purtroppo in Sardegna è così, è un’Isola. Sono nato in Puglia, vivo a Sant’Antioco da tanti anni e lo stesso Sulcis è una zona poco popolosa. Dobbiamo adattarci, non possiamo fare altro”, sospira, mentre attende che l’amico che, gentilmente e caritatevolmente, gli ha dato un passaggio in auto di un’ora e mezza, arrivi: “Sono costretto a venire sino a Cagliari, nelle città del nord Italia è tutto diverso. Mi devo adattare, non posso fare altro”.









