È stata richiesta ieri mattina dal pubblico ministero Giangiacomo Pilia una condanna a sette anni di reclusione per Alberto Scanu, 57 anni, ex presidente di Confindustria Sardegna e della Sogaer, nell’ambito di un procedimento per bancarotta fraudolenta. Secondo l’accusa, Scanu sarebbe coinvolto in un articolato sistema di fallimenti pilotati che ha riguardato nove aziende, attive principalmente nei settori della sanità privata e del mercato immobiliare, che avrebbero generato un passivo complessivo di circa 60 milioni di euro. La ricostruzione della Procura, contenuta in una memoria di circa cento pagine, sostiene che le imprese sarebbero state depauperate e portate intenzionalmente all’insolvenza. Durante il processo è emerso il rischio di prescrizione per alcune imputazioni, ma l’accusa ha sostenuto comunque la responsabilità penale di Scanu. L’imprenditore, difeso dall’avvocato Rodolfo Meloni, ha respinto ogni addebito, sostenendo l’assenza di dolo e il carattere non fraudolento delle operazioni contestate. Il procedimento si sta svolgendo con il rito abbreviato condizionato all’esame di alcuni testi, mentre le posizioni di altri imputati sono state stralciate o definite in sede di udienza preliminare. In particolare, la sorella di Alberto Scanu, Laura, ha ottenuto lo stralcio della propria posizione con un patteggiamento a 4 anni, accordo raggiunto grazie all’intervento degli avvocati Maria Chelo e Renato Chiesa e convalidato dal giudice Ferrarese. Un accordo simile, sempre di 4 anni e 6 mesi, era stato proposto anche per Scanu, ma non è stato accettato. Altri coimputati hanno invece optato per il rito abbreviato. Il collegio giudicante, presieduto dal giudice Massidda, potrebbe cambiare composizione a breve: lo stesso Massidda potrebbe infatti lasciare il processo, il che renderebbe necessaria la nomina di un nuovo relatore. La sentenza è attesa per il mese di ottobre.











