Nella Basilica di Nostra Signora di Bonaria, cuore mariano dell’Arcidiocesi, la Chiesa di Cagliari ha celebrato nel pomeriggio odierno, domenica 28 dicembre, la chiusura dell’Anno Giubilare diocesano. Una celebrazione intensa e partecipata, presieduta dall’arcivescovo monsignor Giuseppe Baturi, che ha raccolto e rilanciato il cammino vissuto in questi mesi, segnato da pellegrinaggi, opere di misericordia e da una rinnovata esperienza di perdono e comunione.
Prima della celebrazione eucaristica, l’assemblea è stata accompagnata da una serie di testimonianze, intervallate da momenti di preghiera e canto, che hanno dato voce ai segni concreti lasciati dal Giubileo nella vita della diocesi. La prima testimonianza è stata affidata a Francesco Porcu, giovane della Pastorale giovanile, che ha raccontato il cammino di ricerca, di domande e di speranza vissuto da tanti ragazzi e ragazze durante l’Anno Santo, segnato da pellegrinaggi, incontri e dalla riscoperta di una fede capace di abitare il presente.
La seconda voce ha condotto l’assemblea dentro una delle periferie più fragili e spesso invisibili: il carcere. Pino Siddi, diacono permanente e volontario impegnato nel servizio di pastorale penitenziaria, ha condiviso l’esperienza di prossimità e di fraternità vissuta accanto alle persone detenute, segno concreto di una Chiesa che non smette di credere nella dignità di ogni uomo. Infine, la testimonianza di suor Anna Cogoni e Alessandra Zini, rispettivamente responsabile e volontaria della “Casa Sant’Anna”, ha dato voce a una delle opere giubilari più significative. La struttura, inaugurata a Cagliari ieri, accoglie donne che vivono situazioni di fragilità, offrendo non solo un tetto ma relazioni, accompagnamento e speranza.
Nel corso dell’omelia, l’arcivescovo ha invitato la comunità diocesana a custodire nel cuore quanto vissuto durante l’Anno Santo, richiamandosi alle parole del Vangelo: «Maria da parte sua custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore». «Vogliamo oggi, proprio in questa casa di Maria, custodire nel cuore e meditare nella preghiera quel che abbiamo vissuto in questo Anno Santo» – ha affermato monsignor Baturi, mettendo in guardia dal rischio di disperdere il senso di un anno di straordinaria intensità per la Chiesa diocesana.
Tre, in particolare, le dimensioni che hanno segnato il cammino giubilare: i pellegrinaggi, le opere di misericordia e l’esperienza del perdono. «Abbiamo imparato che la Chiesa è sempre in pellegrinaggio, conquistata dalla speranza di Cristo» – ha sottolineato l’arcivescovo, ricordando i cammini vissuti dalle comunità parrocchiali, dai giovani, dai malati e dalle persone del sistema penitenziario. Riferendosi alle opere giubilari, ha evidenziato come esse siano «segni di una carità che rimane», capaci di inserire il futuro nel presente e di renderlo più umano. Centrale anche il tema del perdono: «Che esperienza di libertà è il perdono, che riscatta il futuro dal peso del passato», ha detto, ricordando le tante persone che hanno sperimentato la grazia dell’indulgenza durante il Giubileo.
Guardando al futuro, monsignor Baturi ha invitato la diocesi a non smarrire la centralità di Gesù Cristo: «Il cuore pulsante della fede è Gesù Cristo, la sua persona divina e umana, la sua presenza nel nostro oggi». Una centralità che si traduce in fraternità e misericordia concrete, capaci di cambiare la prospettiva della vita anche nei luoghi più segnati dalla sofferenza, come il carcere.
Al termine della celebrazione eucaristica, un gesto carico di significato ha suggellato la chiusura dell’Anno Giubilare: la croce giubilare, realizzata dai detenuti della Casa circondariale di Uta, è stata simbolicamente riconsegnata dall’Arcivescovo ad alcuni volontari impegnati nel carcere e ai membri della pastorale penitenziaria diocesana. Un segno che affida al quotidiano il cammino vissuto, ricordando che il Giubileo non si chiude, ma continua nella vita delle comunità e nelle scelte di ogni giorno.
Affidando alla Vergine di Bonaria i frutti dell’Anno Santo, l’arcivescovo ha infine consegnato alla Chiesa di Cagliari i fatti e gli incontri di quest’anno, perché possano continuare a fiorire nel tempo e nella vita delle persone.











