Le campagne sarde sono devastate, e il clima pazzo c’entra solo in minima parte. La devastazione principale è tutta economica, tra bollette e prezzi pazzi gli agricoltori e allevatori isolani temono di non riuscire a mangiare il panettone o il pandoro con le loro aziende ancora aperte. Gli sos ormai si sprecano, la paura di restare totalmente a terra cresce giorno dopo giorno di più. Felice Erby è di Nuraminis, la sua è una famiglia di allevatori: “Tutto è aumentato, a partire dai mangimi indispensabili per tenere in forma i nostri animali. È assurdo che nella nostra terra non possiamo produrre nemmeno i fertilizzanti, per esempio, e siamo costretti a importarli”, osserva. Così non gira l’economia, in parole più semplici. “È difficile, per chi produce grano, poter guadagnare qualcosa, da qualche mese. Non c’è più quella serenità che si aveva grazie, proprio, al lavoro delle campagne, sapevi che riuscivi a vivere dei prodotti della tua terra”. Non è più così, e le risorse messe da parte sono, in molti casi, già un lontano ricordo.
Lo conferma Beniamino Sirigu, allevatore di Senorbì: “Il latte al litro me lo pagano un euro e venti, non basta. Deve essere almeno a un euro e cinquanta. La bolletta dell’acqua è aumentata tantissimo, quella della luce è triplicata. I risparmi sono già finiti”, osserva. “Ho 250 pecore, i guadagni sono ridotti al minimo. In campagna siamo abituati a fare tante rinunce”. Che però, stavolta, potrebbero non bastare per evitare il fallimento.











