“Il giardinetto distrutto” in cimitero per ricordare il figlio morto, interviene il sindaco Mario Puddu: “Un fatto grave, disdicevole, che non ammette giustificazioni.
Di nessun tipo.
Nè se quel gesto, sul quale faremo chiarezza, è stato gratuito e fine a se stesso (figuriamoci) e neppure se è stato fatto supportati dall’autorità”. È di ieri la notizia che i fiori piantati dalla mamma in ricordo di Alessandro, uno dei 4 giovani che hanno perso la vita nel tragico incidente avvenuto in viale Marconi lo scorso settembre, sono stati tolti. Spazzati via. Assieme alle foto del ragazzo. Una vicenda che ha destato molto sconforto e sulla quale anche il primo cittadino ha preso posizione. Ieri ha “sentito il dovere di portare un saluto e la mia solidarietà alla famiglia che ha vissuto questo gesto.
È stato un momento particolare, in cui leggi e autorità hanno dato, nella circostanza, precedenza alla sensibilità e buonsenso umano.
E ritengo debba sempre essere cosi: le leggi devono essere sempre rispettate, ma per farlo non deve mai essere prevaricato il rispetto umano”.
Il senso umano delle cose, “i cimiteri sono luoghi pubblici, che appartengono a tutti i cittadini e che per questo sono fruibili da tutti ma dove, ovviamente, nessuno di punto in bianco, può fare quale che vuole.
Per capirci: tizio in una piazza pubblica non può installare panchine, fiori, piante a proprio gusto e piacimento.
Le piazze son di tutti, appunto, e ci sono delle leggi che le tutelano (proprio perchè di tutti) e ne normano l’esistenza e la fruibilità.
Questo vale anche per il cimitero, sia chiaro.
Ma il cimitero è anche e soprattutto un luogo particolare, molto delicato, in cui è doveroso non trascurare il lato umano, spirituale da cui sono spinti coloro che lo frequentano.
Forse sapete quali atti hanno segnato il mio rapporto con i temi legati al cimitero.
All’inizio del mio primo mandato – ha espresso Puddu – visto che c’erano più giorni all’anno in cui non veniva aperto, feci in modo che venisse aperto tutti i giorni (calcando, sulle prime, anche un po’ la “mano”).
Anche in questo mandato abbiamo subito affrontato una questione che non ritenevamo accettabile, ovvero la tumulazione in soli 3 giorni alla settimana, con le conseguenze e i disagi che tutti possiamo immaginare. E siamo tornati ai 5/6 giorni in cui si effettuano le tumulazioni”.












