“A volte ci si incontra, ci si somiglia, si fa un tratto di strada insieme… a volte si diventa amici per sempre”, apre con questa frase, lanciata a tutto volume, il dirompente concerto del gruppo musicale più noto nella storia della musica. Ed è subito Pooh, subito energia e coinvolgimento, nella bellissima Forte Arena presso Forte Village di Pula, gremita di gente, per un sold out più che atteso, dopo che la band musicale mancava in Sardegna da quindici anni. Una fetta di luna illumina dall’alto il palco luminoso come non mai, allestito con tutti i mezzi possibili della moderna tecnologia, addirittura con fuochi che si accendono davvero o sfondi poetici, dove le statue di Apollo e Dafne si sgretolano trasformandosi in fiori sulle note di Noi due nel mondo e nell’anima. Un’organizzazione perfetta, professionale, per creare una location accogliente, sicura e bella. E Amici per sempre i Pooh lo sono stati davvero, nel corso dei quasi sessant’anni della loro strepitosa carriera, con mutamenti nel tempo e perdite, come quella di Stefano D’Orazio e Valerio Negrini, due pietre miliari della band, venuti a mancare nel 2020 e nel 2013, il cui ricordo indelebile è stato più volte sottolineato durante il concerto. Anche Riccardo Fogli, cui è affidata ora una parte del concerto, non è stato sempre presente, per varie sue vicissitudini, ma è tornato ed è come non se ne fosse mai andato, perché, come ha detto Roby Facchinetti, “La vita è un viaggio, dove non è importante dove vai ma con chi ci vai” e l’amicizia è più forte dell’amore.
Si sono aggiunti poi altri due elementi bravissimi, il batterista Phil Mer e un altro tastierista, Danilo Ballo, due fuoriclasse d’eccezione. Tutto il repertorio musicale dei Pooh è stato percorso ieri nella Forte Arena, da Amici per sempre, Io canterò per te, Stai con me, con una bella incursione nel loro penultimo album del 2010, Dove comincia il sole, l’unico senza D’Orazio, da molti considerato il migliore album, scritto nel tentativo di colmare una mancanza, con testi di alto valore poetico. Ma poi le canzoni di sempre, che hanno accompagnato la giovinezza di tutti e che raccontano i sentimenti della nostra esistenza, gli amori sbagliati, i tradimenti, i cedimenti, come La donna del mio amico, L’altra donna, Stare senza di te, Infiniti noi, Uomini soli, circa 40 brani, attraverso i quali il pubblico, di tre generazioni, ha ripercorso la colonna sonora dei propri anni. E non è una musica ‘leggera’ quella dei Pooh perché tocca corde anche dolorose o delicate, come in Pierre, dove il tema dell’omosessualità, “non ti arrendi a un corpo che non vuoi”, viene affrontato in modo attualissimo con grande forza e coraggio per quei tempi.
Più tardi compare un pianoforte bianco e qui si abbassano i toni, cessa il rumore assordante degli strumenti a tutto volume, scompaiono gli effetti speciali e vengono fuori i pezzi più belli e intimi, come Tu dov’eri di Negrini o Cercando di te, nella parte acustica di tutti i concerti, quasi sempre la più commovente. E poi la splendida Cinquanta primavere, che rievoca il mondo povero ed autentico della scorsa generazione, in cui l’amore era unico ed aveva il privilegio di durare una vita. Alla fine però tutti a ballare in piedi, al ritmo coinvolgente di brani indelebili, come Se il mondo somiglia a te, non siamo in pericolo…c’è ancora benzina da bruciare, un monito di pace e di comunione di bellezza. E appare D’Orazio, nel megaschermo, che canta Dimmi di sì, un brano che nella richiesta di “una notte tutta sesso” racchiude il trionfo della gioia senza limiti, fine a se stessa, pur sempre colma di poesia. Ed ecco la promessa finale dei Pooh. I
l progetto dei figli di Roby e di Dodi, di farli cantare nei luoghi più belli d’Italia, tra cui non ultima la Sardegna, considerata terra di amicizia vera e di rispetto della parola data, sta per finire. C’è però una prossima scadenza, il 2026, anno che coronerebbe la celebrazione del sessantesimo anno della loro carriera. La loro promessa è questa: elaborare durante il 2025 un progetto di celebrazione di questa data, con altri eventi, concerti, iniziative a largo raggio e con mezzi diversi. Con questa promessa si chiude il concerto, con l’immagine iconica del loro gruppo, a questo punto davvero immortale e inossidabile. Un concerto, questo dei Pooh, di quelli in cui sarà bello dire: io c’ero.