Michela Pau, 36enne di Cagliari, dopo otto mesi di stipendio sicuro, è nuovamente disoccupata. È una delle ormai ex lavoratrici-centraliniste del cup dell’Assl: “Da quando è scaduto il bando sono fuori dai giochi. Ho lavorato, prima, come segretaria presso studi di ingegneri”, confida la Pau, “avevo dei progetti da realizzare in breve tempo ma, senza più i mille euro al mese, è impossibile”. Ricorda le tante giornate trascorse a prenotare, calendarizzare o annullare visite mediche: “Dalle otto alle diciotto telefonate continue da parte dei pazienti sardi, chiamavano in continuazione”. Adesso, il telefono “piange”, e forse qualche lacrima ha rigato anche il volto della Pau.
“Si tratta di un doppio disservizio, io perdo il lavoro e i pazienti non hanno più un servizio che spetta loro di diritto”, osserva la trentaseienne, “sono sarda e testarda, farò altro. Non voglio partire all’estero, qui nella mia Sardegna ho troppi legami”.










