“A un passo dal baratro tra chiosco chiuso e cassa integrazione misera, al Poetto trionfano gli assembramenti: perchè?”

Lo sfogo di Mario Dessì, insieme alla sua famiglia gestisce da 40 anni uno dei punti ristoro di viale Buoncammino: “Chiusi da quando siamo in arancione, l’asporto non rende. Ho ricevuto 669 euro di cassa integrazione in due mesi. Perchè bloccano una categoria super controllata come la nostra e poi, in giro, vedi scene come quelle del Poetto?”.


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Ha pubblicato su Facebook i due cedolini della cassa integrazione. Riportano due date, una di gennaio e l’altra di febbraio. Il totale? Meno di settecento euro. E tanta rabbia a contorno. Mario Dessì, 40 anni, di Cagliari, gestisce insieme ai suoi genitori uno dei chioschi di viale Buoncammino a Cagliari. Ha condiviso l’articolo del nostro giornale di ieri, la notizia era quella degli assembramenti davanti ai “caddozzoni” del Poetto. Dessì tagga il sindaco Paolo Truzzu, l’assessore comunale delle Attività produttive Alessandro Sorgia, il presidente regionale Christian Solinas e addirittura Mario Draghi e Sergio Mattarella. E chiede: “Non capisco, come si può bloccare una categoria super controllata come i ristoranti e le attività produttive? Noi ristoratori siamo a un passo dal baratro e poi in giro vedi certe cose. Come si può continuare a rispettare le regole a discapito delle nostre famiglie, figli e a discapito di tutti i sacrifici fatti da generazioni, se poi si palesano certe scene? Vi prego, qualcuno risponda. Allego i cedolini di cassa integrazione ricevuti dal mese di novembre”, scrive Dessì. 
Contattato dal nostro giornale, spiega: “Ristori? Praticamente nulla, e la cassa integrazione sempre in ritardo. Novembre l’ho avuta a gennaio, gennaio a febbraio, poi nemmeno un centesimo. Lavorare solo con l’asporto è un dispendio ulteriore di forze e soldi, il nostro chiosco è chiuso da quando siamo in zona arancione. Dopo un anno di sacrifici siamo agli sgoccioli”.


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