Ha fatto tanti lavori, “in vari settori”, sino a quando, sette anni fa, ha deciso di rimboccarsi ancora una volta le maniche e tentare la strada della pesca nello stagno di Santa Gilla. Angelo Mancuso, quarantasette anni, cagliaritano, è uno dei 250 pescatori che non sa più come dar da mangiare alla propria famiglia: “Sono distrutto, proprio come lo stagno. Riuscivo a guadagnare tra i mille e i duemila euro al mese”, racconta. Denari indispensabili per poter dar da mangiare alla moglie “e ai miei due figli, sono entrambi minori”.
“Sono sempre stato in regola con i pagamenti al Consorzio ittico. La Regione ci deve aiutare, almeno come ha fatto con i nostri colleghi di Muravera e Sant’Antioco, rimettendo la semenza. Una mano d’aiuto è possibile”, afferma, incrociando le dita, il pescatore.












