“Il 30 Maggio prossimo, sarà il mio ultimo giorno lavorativo. Una scadenza che ho rimandato ben due volte, ma che per legge ormai è diventata improrogabile.
Dopo oltre 45 anni di lavoro nel mio ruolo di Medico di Medicina Generale, dei quali 43 trascorsi con Voi, nell’impossibilità di farlo personalmente, mi sento in dovere di salutarVi. Non sarei sincero se dicessi che concludo questo mio incarico non senza un pizzico di rammarico, ma capisco, e in questo momento prendo atto, che il tempo segna inesorabilmente i ritmi della vita.
Sin da quando ero studente avevo sognato di fare questo lavoro, ed oggi, a traguardo ormai raggiunto, nel fare un bilancio complessivo di questi lunghi anni, devo dire di sentirmi appagato e soddisfatto per aver intrapreso una professione che, pur nelle difficoltà oggettive determinate da una miriade di fattori dipendenti principalmente dalla complessità della struttura sanitaria regionale e nazionale, considero senza ombra di dubbio insostituibile, dato che si rivolge in modo diretto alla sfera intima e personale di ogni cittadino.
Sono sicuro che sentirò la Vostra mancanza, e mi mancherà il Vostro affetto, le piccole attenzioni, la calorosa accoglienza che percepivo quando varcavo la soglia delle Vostre case. Tutte sensazioni che mi hanno sempre fatto sentire non solo il medico di famiglia, ma “uno di casa”, quasi un componente del nucleo famigliare dei miei numerosissimi assistiti.
In questi lunghi anni, oltre il rapporto professionale, posso dire di aver percorso un tratto della mia vita assieme a Voi, condividendo momenti drammatici e dolorosi per la perdita di persone care, preoccupazioni, sofferenze, fatiche, ma grazie a Dio anche le occasioni gioiose della vita.
Per questo, oggi, dopo tanti anni e con un enorme bagaglio di variegate esperienze, mi sento di aver acquisito un patrimonio di valori e di sentimenti che, uniti al Vostro piacevole e indelebile ricordo, mi accompagneranno per tutta la vita.
Devo dire che questi ultimi anni, professionalmente e umanamente, sono stati i più difficili: prima il Covid che ha stravolto le nostre abitudini e messo in profonda crisi le nostre certezze, e a seguire la sempre più drammatica fragilità del Sistema Sanitario, che mette in discussione per tanti aspetti il diritto alla salute sancito dalla Costituzione, non ultimo quello inerente la preoccupante carenza di medici, condizione quest’ultima che, molto spesso, mi ha fatto sentire impotente e frustrato non avendo potuto dare delle risposte adeguate alle necessità di molti di Voi. A queste mie e Vostre difficoltà ho sempre cercato di sopperire con l’impegno e la disponibilità che, mi auguro, abbiate percepito e apprezzato.
Al di là della retorica che considera la professione del medico “una missione”, ho sempre pensato che la conoscenza e la competenza scientifica dovessero essere strettamente accompagnate dalla capacità di ascolto e dalla disponibilità non solo verso i pazienti che mi hanno scelto come il loro medico, ma con tutti coloro che hanno avuto la necessità di aiuto. Per questo il mio studio è stato sempre aperto a chiunque, a pazienti privi di medico di famiglia, ai bisognosi di soccorso e di un pronto intervento per una sutura occorsa in seguito ad un incidente o ad un infortunio sul lavoro, o una medicazione, ai turisti, ai lavoratori di passaggio, agli extracomunitari. Senza ombra di dubbio, per me e soprattutto grazie a Voi, è stato un modo di vivere la professione del medico molto appagante, sia da un punto di vista umano, sia sotto il profilo professionale.
Nel fare un bilancio di questi decenni, con i tanti momenti gratificanti che fortunatamente prevalgono su quelli meno luminosi, colgo l’occasione per chiedere scusa per qualche involontario malinteso che può essere incorso con qualche paziente, ed anche per qualche errore, certamente involontario, commesso in perfetta buona fede perché errare fa parte delle attività umane, e puo incorrervi chi svolge un lavoro.
Termino comunque il mio ruolo di medico di base con animo molto sereno, certo di aver fatto tutto quello che era nelle mie possibilità, sia come professionista e sia come persona.
In questo ultimo periodo la mia più grande preoccupazione è stata quella di lasciare il mio posto vacante per lungo tempo, come purtroppo sta accadendo in molti paesi sardi in cui i cittadini si ritrovano per anni senza medico. Per fortuna Pula, per la qualità della vita e per le sue bellezze, è una sede lavorativa piuttosto ambita, e infatti nei giorni scorsi ho conosciuto la collega e il collega che prenderanno da subito il mio posto. Vi posso certamente assicurare che sarete in buone mani!
In conclusione, un pensiero lo voglio rivolgere a tutti i colleghi di Pula con i quali ho condiviso questo lungo percorso professionale, in primo luogo i colleghi medici di famiglia, e tra questi soprattutto chi mi accolse a Pula tanti anni fa dandomi preziosi consigli. Grazie anche al personale del poliambulatorio, ai pediatri, ai colleghi della guardia medica e del 118, ai titolari e il personale delle due farmacie di Pula: pur non conoscendo personalmente tutti, ho sempre considerato questi operatori sanitari una parte insostituibile e integrante della medicina del territorio.
Un sentito ringraziamento vada alla LAVS, all’Avis e a tutte le Associazioni del settore socio sanitario che ho sentito sempre vicini soprattutto nei momenti difficili della professione.
Un particolare grazie lo rivolgo a Mariolina, la mia “storica” segretaria dello studio che mi ha supportato e sopportato in questi lunghi anni. Devo dare atto, con grande soddisfazione, delle tante manifestazioni di affetto che riceve dai pazienti, il ché rappresenta un tangibile riscontro sul fatto che “la gestione dello studio”, in questi anni, ha egregiamente funzionato.
Al di là del primo periodo del non facile distacco dagli impegni di lavoro, sono sicuro che saprò ancora di più apprezzare le gioie della quotidianità della vita: la famiglia, la nipotina, gli hobby, la lettura, qualche viaggio. Di tutti Voi conserverò un affettuoso ricordo perché al di là del rapporto professionale, singolarmente, siete entrati a far parte della mia vita”.













