Capoterra, odore di plastica bruciata nell’aria, scattano i primi roghi per smaltire il rifiuto non ritirato: protestano i cittadini. E non è l’unico caso: anche vicino a Sinnai in molti hanno avvertito miasmi nell’aria. I roghi per liberarsi di bottiglie e involucri erano ciò che si temeva maggiormente dopo la comunicazione da parte delle istituzioni dello stop momentaneo della raccolta della plastica. Una emergenza di carattere nazionale e che, come già accaduto poche settimane fa, riguarda anche la Sardegna. I limiti di stoccaggio sono stati raggiunti, impossibile al momento accumularne altre. E tra i cittadini c’è chi tiene compresse le buste colme del materiale riciclabile e chi, evidentemente, decide di smaltirla bruciandola.
Un fenomeno che riguarda molti comuni del sud Sardegna, ieri anche Elmas ha annunciato
che il servizio di raccolta degli imballaggi in plastica è temporaneamente sospeso, fino a nuova comunicazione.
Ai cittadini viene chiesta massima collaborazione per evitare che la plastica si disperda nell’ambiente, quindi è doveroso “non esporre i rifiuti in plastica nei giorni previsti dal calendario, trattenerli all’interno delle proprietà private, evitare in ogni modo l’abbandono sul suolo pubblico” spiega il Comune.
Non sarà possibile conferire la plastica nemmeno all’ecocentro o all’isola ecologica.
Non mancano le proteste: “E chi non ha spazio in casa? Perché non mettono a disposizione un posto dove portarla in attesa che si ripristini il servizio?” spiega M.M. “Non oso immaginare cosa accadrà nelle campagne” esprime G.N. “Pagare la Tari e tenersi l’immondizia in casa, siamo alla follia” è l’opinione, invece, di tanti.








