C’è un cimitero che attende lavori di restyling, a Cagliari, forse più di quello di Pirri. È il camposanto principale, quello di San Michele, preso d’assalto nel primo giorno della settimana dedicata al ricordo dei defunti. Tra aree sbarrate da transenne e cumuli di terra, file di loculi immacolati che, presto, saranno riempiti, a spiccare come sempre è il degrado. Il piano del Comune di mettere tutto nelle mani dei privati è ancora un bel libro dei sogni e, superata la zona iniziale delle cappelle di famiglia, la maggior parte delle logge sono pari a tanti piccoli monumenti al degrado. Gradini spaccati, scale rotte e qualche rubinetto che perde hanno accompagnato il triste rito del ricordo dei morti, già svolto da migliaia di sardi. Domani e dopodomani l’affluenza prevista è addirittura maggiore, intanto è sufficiente farsi un giro tra terreni e corridoi per raccogliere più lamentele che sorrisi. Gabriella Sesselego, 83 anni, guarda il lembo di terra sotto il quale riposa la cugina, morta a inizio 2020: “Le hanno fatto un funerale di povertà, ecco perchè è seppellita sottoterra”. Una croce piccolina, lo spazio per la foto e, poi, terra brulla senza nemmeno un filo d’erba: “Mi ero impegnata, pagando più di mille euro per far circondare il suo spazio da traversine di marmo. Un modo per proteggere l’area e per renderla più accogliente. Tutto sparito”, racconta la donna. “Ho chiesto spiegazioni alla direzione del cimitero, mi è stato risposto che è vietato fare qualunque intervento dove ci sono le bare di chi non si è potuto permettere un funerale normale”, cioè con tanto di loculo. Una scelta triste, con l’anziana che si è ritrovata ad aver buttato un mare di soldi, senza riavere indietro nemmeno una singola traversina.
C’è poi chi, da decenni, soffre ogni volta che pensa al proprio figlio volato via davvero troppo presto. È il caso di Franco Caboni, ex ristoratore di Cagliari, e della moglie. Il loro Daniele è morto ad appena 7 anni a causa di un terribile incidente domestico: “Abbiamo pagato 1500 euro per avere il loculo assicurato per i prossimi trent’anni”. Ma basta alzare lo sguardo per notare che il soffitto non riceve una mano di vernice o di antimuffa da chissà quanto tempo: “È scrostato”, quasi sicuramente a causa delle infiltrazioni d’acqua dal primo piano: “Veniamo qui una volta all’anno, il dolore per la scomparsa di Daniele è ancora molto forte. La foto mostra chiaramente che si tratta della bara di un bambino, eppure da poco qualcuno non ha avuto il minimo ritegno nel rubare le composizioni di fiori in plastica che avevamo posizionato, con tanto amore, sulla lapide”, osserva la madre. “Addolorati? Certo, e anche disgustati. Non è giusto rubare i fiori, veri o finti che siano, dalla bara di un adulto, figuriamoci da quella di un bimbo”.












