Vogliono un nuovo quartiere a Monte Urpinu: sparata elettorale?

L’editoriale di Antonello Gregorini 


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In campagna elettorale siamo abituati a sentire le cose più incredibili.
L’altro giorno su queste pagine ho criticato la pretesa di rafforzamento dell’apparato militare -industriale in Sardegna, proveniente da un esponente della destra cagliaritana; oggi leggo della proposta di realizzare un nuovo quartiere, di edilizia economica e popolare, nei15 ettari di Mont’Urpinu, sui terreni dismessi dall’Aeronautica Militare.
Avete capito bene! A fianco del Parco del Molentargius e dei nidi dei fenicotteri, sullo stesso colle del parco comunale, laddove il Piano del Verde di Kipar prevede l’ampliamento del parco e la realizzazione di una passerella di connessione fra l’area umida e il colle. Laddove qualche anno fa l’Ente Foreste aveva chiesto di poter trasferire la propria sede, realizzando un rimboschimento nelle aree libere. Dove attualmente la Regione vuole creare la Casa della Solidarietà, cedendo il compendio in concessione alla più grande organizzazione della solidarietà regionale.
La proposta, sorprendentemente, è del più noto ambientalista cagliaritano, presidente del Gruppo di Intervento Giuridico, Stefano Deliperi, raccolta e fatta propria dall’aggregazione politica di sinistra, anch’essa ambientalista, CagliariCittàCapitale, che vede come candidato sindaco Enrico Lobina.
Lo slogan “metri cubi zero”, che personalmente porto avanti da tanto, secondo me è valida in rapporto alla pianificazione già esistente, dal momento che considero sufficienti per lo sviluppo della città le cubature previste nel Piano Urbanistico e ritengo che prima di realizzare nuove cubature, consumato suolo vergine, debbano prima essere riqualificati e utilizzati gli enormi volumi dismessi, abbandonati o semplicemente chiusi e inutilizzati.
L’amministrazione comunale cagliaritana, nonostante vi fossero dei diritti consolidati, affermati dalla destinazione del PUC e dal pagamento dell’IMU su aree agricole da parte dei proprietari, ha impedito la realizzazione del nuovo quartiere di Su Stangioni, con la motivazione che si tratta di suolo vergine e che sarebbe difficilmente giustificabile la sua realizzazione alla luce del dettato del Piano Paesaggistico Regionale e della quantità di unità immobiliari inutilizzate esistenti in città. Io scrissi a favore di questa scelta, pur con mille dubbi, dal momento che limitare nella propria volontà dei privati cittadini, che investirebbero di tasca propria, per me liberale, è sempre problematico.
Deliperi e Lobina però affermano:
“Che fare però delle aree già dismesse, come l’ex 68° deposito dell’Aeronautica militare?
Una proposta di buon senso, in linea con le esigenze della città di Cagliari, sarebbe la destinazione a housing sociale nell’ambito di un programma Regione autonoma della Sardegna – Comune di Cagliari.
Quasi 15 ettari, un “quartiere modello”, palazzine e verde pubblico davvero accessibile alla cittadinanza.
E’ di questo che Cagliari ha bisogno, non di soluzioni demagogiche.”
Stefano Deliperi – GRIG http://www.cagliaricittacapitale.com/it/2016/01/22/3797/

Sorprende ancora, continuando nei paragoni, pensare che questa stessa regione, città, attori sociali e politici, rappresentanti di interessi diffusi, abbiano impedito la realizzazione del quartiere di Tuvumannu, stracciato l’accordo di programma, taciuto davanti al pagamento di 80 milioni di danni, momentanei, al privato, pretendendo l’apposizione di un vincolo incomprensibile nel deserto fra Is Maglias e Is Mirrionis.
Cagliari ha bisogno di politiche di social housing ma non certo di occupare aree di ampliamento e connessione di Monte Urpinu o Molentargius.
Io penso che Cagliari abbia bisogno di un Master Plan per la Riqualificazione del patrimonio immobiliare pubblico esistente, nel quale siano individuate le aree e gli immobili dismessi, da riqualificare, e su questi, per progetti, esercitando una massima leva finanziaria, chiamando a partecipare i capitali privati, realizzasse, o meglio facesse realizzare, il social housing e tutto ciò che servirebbe per fare della città una vera destinazione turistica, capace di accogliere contemporaneamente decina di migliaia di turisti di ogni parte d’Europa e del Mondo.
In tutto questo un amministratore virtuoso troverebbe modo di riqualificare anche un quartiere come Sant’Elia, nel lungomare cerniera di sviluppo, per il quale esistono 40 milioni di fondi giacenti, e per il quale sono già stati fatti studi più che approfonditi senza alcun concreto risultato visibile.

Queste proposte da campagna elettorale, portate a pera, fuori da ogni pianificazione seria, sono deleterie e non aiutano il processo di seria e razionale pianificazione dello sviluppo.


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