Nuova rete del metano, no degli ecologisti sardi: “Costi alti e rischi per l’ambiente”

Italia Nostra, Wwf e Lipu contro il progetto: “Eccessivo costo ambientale richiesto dall’infrastruttura rispetto agli scarsi benefici derivanti alla comunità e agli obbiettivi di riduzione delle emissioni”


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No alla rete del metano. Costa troppo, è superato ed impatta in maniera preoccupante sull’ambiente. Le associazioni ambientaliste Italia Nostra, Wwf e Lipu Sardegna nelle settimane scorse hanno depositato motivate osservazioni nella procedura di Valutazione di Impatto Ambientale relativa alla “Metanizzazione della Sardegna- tratto Nord” e, in questi giorni, hanno depositato quelle per il tratto sud sui progetti dalla società Snam Rete Gas S.p.a, chiedendo che il provvedimento conclusivo del procedimento di V.I.A. dichiari l’improcedibilità del progetto.

E questo perché, secondo gli ecologisti (la lettera è firmata da Graziano Bullegas Italia Nostra Sardegna, Carmelo Spada Wwf Sardegna e Francesco Guillot Lipu Sardegna), non è stato esaminato l’impatto ambientale cumulativo dell’intera rete metanifera  sarda, “oltreché per l’eccessivo costo ambientale richiesto dall’infrastruttura rispetto agli scarsi benefici derivanti alla comunità e agli obbiettivi di riduzione delle emissioni climalteranti”.

In sintesi le Associazioni Italia Nostra, Wwf e Lipu hanno evidenziato che: 1) rispetto ad un proliferare di infrastrutture per la metanizzazione dell’isola è del tutto assente una analisi costi benefici e una seria valutazione tecnica della sostenibilità dell’impianto in relazione agli aspetti ambientali, sociali ed economici delle opere e la valutazione cumulativa degli impatti ambientali di questi interventi sull’ecosistema sardo; 2) “In una fase di transizione dall’attuale sistema energetico mondiale quasi esclusivamente basato sulle fonti fossili ad un auspicabile sistema futuro basato sulle fonti rinnovabili, la realizzazione di una infrastruttura fortemente impattante per il trasporto del gas naturale non rappresenta una possibile soluzione di transizione, anche per gli eccessivi costi da sopportare; e 3) l proposta di una dorsale, idonea per una capacità di trasporto notevole di metano, risulta poco utile in aggiunta ai depositi costieri, che sarebbero comunque in grado di soddisfare la domanda di metano, anche grazie alla loro localizzazione in prossimità dei maggiori centri di consumo; 4. La Sardegna presenta un surplus di produzione di energia elettrica pari a un terzo di quella prodotta; 5. Nella documentazione presentata è del tutto assente una adeguata valutazione tecnica della sostenibilità dell’impianto sugli aspetti ambientali, sociali ed economici.

“Purtroppo”, spiegano le associazioni ambientaliste, “l’assenza di programmazione in campo energetico ha lasciato l’isola in balia di un mercato fortemente condizionato da tutta una serie di fattori negativi quali i lauti incentivi statali elargiti agli speculatori delle rinnovabili, lo spopolamento delle campagne e la sostituzione delle produzioni agricole tradizionali con biomasse o biocombustibili, i bassi costi delle royalties e le generose franchigie elargite all’estrazione degli idrocarburi etc.. Gli speculatori si sono sostituiti ai decisori pubblici. Il progetto di metanizzazione della Sardegna presenta inoltre una obsolescenza tecnologica ed economica determinata dalla stessa rapidità con cui evolvono i mezzi di produzione e di accumulo delle fonti rinnovabili. L’irrazionalità di una tale scelta non solo si riverbererà sul futuro energetico dell’Isola, ma diventerà di fatto l’ostacolo principale alla ricerca di uno sviluppo alternativo”.


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