Sardegna, il crocifisso negli uffici pubblici? Il Tar: “E’ legittimo”

Si è espresso oggi il Tar Sardegna in merito alla controversia nata tra l’associazione atei e agnostici italiani e l’ex sindaco di Mandas Umberto Oppus, che durante il suo mandato aveva disposto l’affissione del crocifisso in tutti gli uffici pubblici. L’UAAR aveva fatto ricorso, ma il Tar dà ragione a Oppus: “E’ espressione dell’identità culturale e religiosa dei paesi di tradizione cristiana”


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E’ legittimo esporre il crocifisso negli Uffici Pubblici? Sì, secondo il Tar Sardegna. Che oggi si è pronunciato in merito a una controversia nata tra l’Unione Atei Agnostici Italiani e l’allora sindaco del comune di Mandas, Umberto Oppus.

L’ex sindaco, il 23 novembre 2009 con un’ordinanza aveva disposto l’immediata affissione del crocifisso in tutti gli edifici pubblici del territori comunale. Pena un’ammenda di 500 euro ai trasgressori, e l’incarico alla polizia locale di vigilare. Questo aveva fatto scatenare la  reazione dell’UAAR che avevano fatto ricorso al Tar. Poi però Oppus, il 22 gennaio 2010, ci aveva ripensato disponendo la revoca del provvedimento impugnato. Automaticamente era decaduto anche il ricorso. Nonostante questo l’UUAR, con memoria depositata il 29 aprile 2017, ha insistito per la pronuncia sulla fondatezza delle proprie pretese. Ed è così che il Tar si è pronunciato sancendo l’infondatezza del ricorso.

Le motivazioni. Per Tribunale Amministrativo della Sardegna, con sede a Cagliari, secondo anche quanto ha espresso dalla Corte europea per i diritti dell’uomo che ha “assolto l’Italia dall’accusa di violazione dei diritti umani per l’esposizione del crocefisso nelle aule scolastiche, affermando che la cultura dei diritti dell’uomo non deve essere posta in contraddizione con i fondamenti religiosi della civiltà europea, a cui il cristianesimo ha dato un contributo essenziale” il ricorso è infodato.

Inoltre semrpe citando la Corte “secondo il principio di sussidiarietà, è doveroso garantire ad ogni Paese un margine di apprezzamento quanto al valore dei simboli religiosi nella propria storia culturale e identità nazionale e quanto al luogo della loro esposizione; in caso contrario, in nome della libertà religiosa si tenderebbe paradossalmente invece a limitare o persino a negare questa libertà, finendo per escluderne dallo spazio pubblico ogni espressione. Il crocifisso, in particolare, non viene considerato dai giudici di Strasburgo un elemento di indottrinamento, ma espressione dell’identità culturale e religiosa dei Paesi di tradizione cristiana”.


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