Massimo Zedda salvato dai “trasformisti” del centrodestra. Questa l’accusa contenuta in una lunga nota diffusa dal coordinatore regionale di Forza Italia, Ugo Cappellacci: “A urne appena chiuse, mentre siamo impegnati nei ballottaggi, vorrei fare alcune considerazioni. Abbiamo intrapreso un percorso di rigenerazione del nostro movimento, che passa attraverso gli incontri locali, il riavvicinamento al territorio, la riscoperta di quella apertura alla partecipazione e di quel coinvolgimento della cosiddetta società civile come alternativa ai mestieranti della politica, che è nel nostro DNA politico. Sappiamo che la sfida di una “ripartenza” non è facile e che questo cammino, questa “traversata nel deserto”, produce risultati meno immediati ma sicuramente più soddisfacenti, duraturi e apprezzabili sul piano della qualità politica.
A Cagliari abbiamo presentato una lista caratterizzata da un forte rinnovamento, applicando il limite dei tre mandati e quindi presentando facce nuove, il 50% di donne e un candidato su tre under 40. Nonostante la vittoria del centro-sinistra, la nostra compagine è la prima della coalizione, ha superato l’8%, porta in Consiglio due giovani ed una donna e forse anche un altro trentenne.
Sarebbe falso nascondere che avremmo voluto arrivare almeno al ballottaggio per il candidato sindaco, ma eravamo consapevoli che Zedda era ancora forte sul piano dei voti. Non è una sorpresa che a Cagliari il sindaco uscente parta favorito, visto che, da quando esiste l’elezione diretta, tutti i sindaci sono stati confermati al primo turno. I nostri Mariano Delogu ed Emilio Floris furono rieletti rispettivamente con il 58% e il 53% dei consensi. I numeri di allora dimostrano anche come l’attuale primo cittadino sia ben lontano dall’essere quel fenomeno paranormale dipinto da alcuni “laudatores”.
Pensiamo che Massimo Zedda sia un cattivo amministratore, che ha fatto poche azioni buone e non significative, ma sia stato abile nel “venderle” all’opinione pubblica. Una comunità è come il corpo umano: deve essere trattata bene nell’aspetto fisico, ma anche in quello immateriale, nella “mente” e nella capacità di essere protagonista.
Non è sufficiente arredare una piazza, occorre lavorare per proiettare la città sullo scenario nazionale ed internazionale, restituendole quel ruolo di capitale mortificato in questi cinque anni. Questo non è avvenuto, ma le contraddizioni di Zedda non sono arrivate alla cittadinanza anche perché negli anni del suo primo mandato non c’è stata un’opposizione attenta, come conferma anche il fatto che molti trasformisti sono passati dal centro-destra al centro-sinistra pur di assicurarsi una poltrona. Ecco perché il ricambio rappresenta un fatto positivo, che merita di proseguire, di essere coltivato e incoraggiato. Perdere qualche punto in nome del rinnovamento è il migliore investimento che si possa fare perché, se sapremo rinnovare la classe dirigente e costruire una squadra di persone capaci, animate da una sana tensione morale e ideale, ancora non “inquinate” dalla parte deteriore della politica, non solo torneremo a vincere anche come coalizione ma daremo anche un contributo qualificato, non solo di occupazione di poltrone, alla vita pubblica della comunità.
Ad Olbia siamo il primo partito ed anche lì, sotto la guida esperta di Settimo Nizzi, abbiamo una nuova generazione che cresce, che è capace di raccogliere consensi rilevanti e che può dare quel sano contributo di idee, di passione di progetto fondamentale per una città che non si è fatta incantare dalle passerelle del “giglio magico” di Renzi, che non sono altro che le stesse fatte a vuoto un anno fa dallo stesso premier proprio ad Olbia. Andiamo al ballottaggio, lo facciamo con un uomo del fare, che come amministratore locale ha dimostrato dinamicità, competenza e capacità.
A Cagliari, ad Olbia e a livello nazionale, dove Forza Italia ha raccolto la metà dei conensi di tutta l’area di centro-destra, c’è una grande domanda di rappresentanza di quel popolo che crede nei valori tradizionali, nella famiglia, nell’impresa, che si ribella alla tirannide fiscale, che vuole difendere la sovranità nazionale e popolare.
Un popolo che è sicuramente maggioritario nel Paese e che non merita di essere diviso dai personalismi della politica. Sui grandi temi nazionali, sulle scelte cruciali per il futuro della Sardegna e sulle battaglie locali si può costruire un fronte comune e allevare una nuova generazione politica di persone competenti, animate da sani principi, capaci di essere una comunità politica e di aiutare a crescere le comunità cittadine, regionali e la grande comunità nazionale.










