Il test? Eseguito il 15 dicembre. Esito? Negativo. Valentina Deidda, 47enne cagliaritana, manager in un hotel londinese, si è tranquillizzata ulteriormente ed è partita da quella Londra ritornata zona rossa dallo scorso diciannove dicembre. Destinazione? La sua Cagliari. Peccato che, appena sbarcata a Elmas, la donna si sia resa conto che, di quel certificato effettuato prima della partenza, poteva anche farne a meno: “Secondo il nuovo Dpcm chi arriva dal Regno Unito deve presentare un certificato di negatività effettuato 48 ore prima della partenza, altrimenti fare la quarantena. All arrivo nessuno ha controllato, ho chiesto spiegazioni visto che comunque io l’ho fatto e mi è costato 150 euro, e la risposta è stata: ‘ha fatto bene così non deve fare la quarantena nel periodo natalizio'”. Contattata da Casteddu Online, la Deidda spiega che “chi mi ha risposto così erano delle persone, in divisa, presenti all’aeroporto. Ho deciso lo stesso di mettermi 5 giorni in isolamento, visto che comunque l’aereo era pieno di passeggeri. Sono tornata qui per stare a Natale e Capodanno con mia madre, anziana. Ripartirò a Londra il sette gennaio”.
È arrabbiata e sconcertata, l’emigrata sarda: “Se avessi saputo che a Elmas non mi avrebbero controllato il certificato, non avrei fatto nulla a Londra, che è anche zona rossa. Avrei atteso 48 ore in Sardegna e, poi, l’avrei eseguito qui, spendendo anche meno. Ma non ne faccio una questione di soldi, meglio, la questione principale è quella della sicurezza. Quando Christian Solinas ha proposto il passaporto sanitario ero d’accordo. Ora, però, servono davvero controlli per chi arriva, siamo a pochi giorni dal Natale e in tanti stanno tornando o raggiungendo la nostra Isola”.









