di La Casa dei Diritti
La Polizia Postale di Cagliari, dopo mesi e mesi di complesse indagini, è riuscita finalmente ad arrestare la più devastante campagna diffamatoria online di sempre, portata a segno, dietro lo schermo di un totale anonimato, da un blog che si autodefiniva, con un nome che è tutto un programma, L’Untore, specializzato nel bersagliare soprattutto archeologi e soggetti comunque interessati all’archeologia – come Antonello Gregorini, fondatore della Fondazione NURNET, e la professoressa Aba Losi dell’Università di Parma, interessata per passione all’archeologia nuragica, Pierluigi Montalbano e tanti altri – ma anche giornalisti, come Vito Biolchini, il direttore di Casteddu Online Maurizio Bistrusso e lo stesso direttore dell’Unione Sarda Anthony Muroni.
La banda dell’Untore Blog, che si era autoinvestita di una sorta di missione di combattere certi ambienti dell’archeologia e della cultura sarda, bollati sommariamente quali ciarlatani e imbroglioni dediti unicamente a carpire soldi pubblici, ha attuato la sua “campagna” con una brutalità senza precedenti, non limitandosi certo a insulti, ingiurie o minacce infantili (il che già rientra nel campionario dei vari troll che si esibiscono nei social network), ma entrando brutalmente nella vita delle persone non “simpatiche” al gruppo, sicuramente numeroso, che stava dietro il blog anonimo, con vere e proprie campagne di persecuzione, quando non di intimidazione ed annichilimento veri e propri.
Per rendere l’idea, basti pensare che nei confronti della professoressa Aba Losi (che su internet usa anche lo pseudonimo Atropa Belladonna), come da questa documentato mediante un commento scritto sul blog del giornalistaVito Biolchini, i personaggi che stavano dietro L’Untore non si erano limitati alla diffamazione online, ma avevano addirittura spedito a numerosi uffici dell’Università di Parma email diffamatorie che accusavano, in modo rivelatosi spudoratamente falso, la docente di un preteso peculato, relativo alla percezione di un rimborso non dovuto per un viaggio in Sardegna.
In tanti, peraltro, si interrogano sull’esistenza o meno di una continuità tra l’iniziativa dell’Untore Blog e le pubblicazioni spesso diffamatorie, sia pure in termini decisamente meno gravi, immesse nella rete per anni dal sedicente Gabriele Ainis, anch’egli, sia nell’ambito di un blog collettivo denominato ArcheoloGGia NuraGGica, sia con un proprio blog personale che ha interrotto le pubblicazioni nel maggio 2013, molto interessato alle tematiche dell’archeologia nuragica, ma, negli ultimi mesi di presenza in rete, particolarmente accanitosi nella difesa delle posizioni del sindaco di Cagliari Massimo Zedda relativamente alla vicenda della nomina a sovrintendente del Teatro Lirico di Cagliari di Marcella Crivellenti, arrecando virulenti attacchi alle persone che osavano esprimere al riguardo opinioni “critiche”, quali il giornalista Vito Biolchini, il tenore e attuale presidente del Conservatorio di Cagliari Gianluca Floris, e i lavoratori del Teatro Lirico di Cagliari in genere.
Spetterà alla Polizia Postale, che sta analizzando approfonditamente il personal computer sequestrato a Sergio Abis, cagliaritano di 62 anni da tempo residente in Piemonte, e ritenuto il gestore del blog, appurare se esistano elementi che confermino l’impressione che tra tali iniziative esista una continuità, che sembrerebbe peraltro suggerita dal fatto che il personaggio Gabriele Ainis, che non sembra rispondere a una persona reale, pare per vari profili, compresi l’età e le caratteristiche fisiche dichiarate, costruito intorno allo stesso Abis.
Non ha importanza qui indugiare sulle posizioni dei singoli indagati: se siano colpevoli o innocenti, o se siano altri i colpevoli, o se ce ne siano altri, ce lo dirà la magistratura, ferma la presunzione di innocenza nei confronti di tutti gli accusati. Quello che è, invece, piuttosto rilevante, e investe in generale il delicato problema del rapporto tra la libertà di pensiero in rete e la libertà morale delle persone – anche a prescindere dalla mera diffamazione – è che una banda di anonimi, dotata di una non comune capacità a delinquere – a quanto pare il sito Untore era già stato oscurato da una Procura (forse quella di Parma), tanto è vero che il suo indirizzo principale http://untoreblog.wordpress.com è inaccessibile a chi si colleghi alla rete con indirizzi IP italiani, e aveva subito creato come niente fosse un mirror copia fedele, sotto l’indirizzo http://untore1blog.wordpress.com – sia stata per oltre un anno così impunemente in grado di incidere sulla libera determinazione delle persone, secondo uno schema che ci ricorda appieno lo squadrismo fascista.
Basti ricordare che, a causa dei veri e propri attacchi squadristi portati a segno dall’Untore, Antonello Gregorini ha dovuto abbandonare la presidenza della Fondazione Nurnet, la professoressa Aba Losi è stata indotta a chiudere l’interessantissimo blog Monteprama, da lei curato con passione, e il giornalista Vito Biolchini ha confessato di essere stato fortemente condizionato nel trattare in piena libertà temi di politica e cultura relativi alla città di Cagliari, anche a causa dei furibondi attacchi che, prima che dall’Untore, gli erano stati sferrati, relativamente alle problematiche del Teatro Lirico di Cagliari, dal sedicente Gabriele Ainis.
Casa dei Diritti ritiene che l’intangibilità del principio di libera manifestazione del pensiero, previsto dall’articolo 21 della nostra Costituzione, non possa costituire in alcun modo un alibi per consentire a chicchessia di inquinare il dibattito politico-culturale con metodi che nulla hanno a che vedere coi principi democratici e che rammentano, in salsa internettiana, lo squadrismo fascista, e che le Autorità debbano, come stanno facendo, agire severamente contro questi fenomeni, che non riguardano solo siti anonimi come quello dell’Untore, ma anche l’attività di tutti i giorni nei social network, dove sovente schiere di troll e veri e propri squadristi della rete, anonimamente o “in chiaro”, si dedicano sistematicamente alla “nobile” attività di sputtanare, minacciare e insultare le persone in modo tale da turbarne la serenità, facendo grazia delle violazioni della privacy che, per simili delinquenti, sembra non contare nulla.
E questo è consentito dalle policy eccessivamente permissive dei vari social network – ad esempio, è quasi impossibile ottenere da Facebook la rimozione di commenti diffamatori – e delle varie piattaforme di blog, spesso adatte all’esperienza americana ma non certo alla nostra, e da ciò possono anche derivare conseguenze ben più tragiche, specie in quanto siano coinvolti minori o persone fragili. Un problema di cui il legislatore dovrà decisamente occuparsi.













