“Porteremo avanti il nostro impegno sindacale mirando al concreto cambiamento che possa portare al rinnovo dei contratti nazionali del pubblico impiego”. A dichiararlo è Fulvia Murru, segretaria regionale del pubblico impiego per la UIL che ieri mattina ha preso parte, con le altre sigle sindacali quindi la CGIL e la CISL, alla manifestazione dei sindacati svoltasi a Cagliari, sotto il palazzo del Consiglio Regionale di via Roma.
LA PROTESTA. I sindacalisti, con numerosissimi lavoratori precari e tanti giovanissimi disoccupati, hanno manifestato per rivendicare il diritto al lavoro. E, per chi da anni (in alcuni casi da decenni) ha collezionato contratti nel pubblico impiego, ha domandato in sintesi “contratti dignitosi”.
UNA SVOLTA? “Se davvero si vuole un cambiamento in questo paese, servono urgentemente investimenti in ricerca, sviluppo delle competenze, semplificazione e sburocratizzazione delle procedure – prosegue il segretario UIL, Fulvia Murru – ma anche la riqualificazione del personale per rimettere in moto la piu grande azienda del paese, serve rimettere al centro delle priorità il cittadino e i servizi”.
Chiaro anche il riferimento al fatto che i lavoratori italiani hanno perso in media dal 2009 ad oggi a seconda dei comparti, 3 milioni di posti di lavoro da dipendenti pubblici. Non solo.
MIGLIAIA DI LAVORATORI in meno. Perché negli ultimi anni si sono registrati ben 200 mila lavoratori in meno nel settore pubblico. Ciò ha comportato, tra causa-effetto, un “blocco del turnover e pensionamenti”. Insomma il bilancio è pesante: “nel settore del pubblico impiego vanno assunti i giovani, i precari, e avviato un ricambio generazionale” concludono i sindacalisti preannunciano un nuovo sciopero generale. Si terrà il 19 maggio nel capoluogo isolano e si preannuncia come una grande manifestazione con un corteo che potrebbe paralizzare la città. Tra le priorità: “rivendicare il DIRITTO AL LAVORO oramai bloccato da 7 anni ma anche per le specificità della Regione Sardegna – conclude Fulvia Murru – inerenti le riforme che ricadono sulle lavoratrici e lavoratori a tempo indeterminato, sui precari e sui cittadini: ad esempio la riforma ospedaliera e quella degli enti locali”.