Tutti in dad al primo caso Covid accertato. Anzi no. Il solito pasticcio all’italiana, che getta ancora nel caos la scuola semmai ce ne fosse bisogno. Dopo la circolare del ministero della Salute che ieri rifissava a uno il numero dei contagi per far scattare la didattica a distanza, il governo, e l’indicazione arriva direttamente dal premier Draghi, con un netto contrordine fa sapere che “non ci sarà alcun ritorno in dad in caso di presenza di un solo alunno contagiato”. Il tutto avviene a distanza di poche ore e se la giornata si era aperta con la notizia del ritorno al passato, si chiude con l’esecutivo che ribadisce: “Garantire la partecipazione in presenza e lo svolgimento delle lezioni a scuola in assoluta sicurezza è una priorità del Governo”.
Chiaro che qualcosa è andato storto, mandando poi in corto circuito anche la comunicazione ufficiale. Tra la circolare del mattino e la lapidaria nota del pomeriggio ci sono ore di fitta interlocuzione: Palazzo Chigi, i ministeri interessati poi l’sos lanciato alla struttura commissariale del generale Figliuolo che, fa sapere il governo, “intensificherà le attività di testing nelle scuole, al fine di potenziare il tracciamento”.
La circolare del ministero della Salute sospendeva “provvisoriamente” la cosiddetta ‘sorveglianza con testing’, e lo faceva per le grandi difficoltà di tracciamento dei casi emerse in troppi istituti. Il ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi, aveva preso atto della decisione ritenendola “assolutamente prudenziale”, e dovuta “all’aumento dei contagi di tutta la popolazione”, mentre i presidi, per bocca del presidente Anp, Antonello Giannelli, commentavano: “Siamo stati facili Cassandre”.
Poi la frenata, e il ministero che torna sui suoi passi con un’altra circolare che, in serata, “supera le disposizioni della precedente”. “Anche in considerazione della sopravvenuta disponibilità manifestata dalla struttura commissariale – si legge nel documento firmato dal direttore generale per la prevenzione Gianni Rezza e dal capo dipartimento per le risorse umane Jacopo Greco -, potrà essere mantenuto il programma di testing di cui alla circolare n. 50079 del 3 novembre 2021, per la verifica della positività dei soggetti individuati come contatti di una classe/gruppo, da effettuarsi in tempi estremamente rapidi, tali da garantire il controllo dell’infezione”.
Giannelli si dice “sconcertato dal dietrofront”, e su tutto resta il nodo degli screening scolastici, perché non è facile tenere sotto controllo bambini che, anche quando positivi al Covid, sono spesso asintomatici. Inoltre il protocollo di ‘sorveglianza’, che prevede una serie di tamponi sui ragazzi per mantenere le classi aperte, si è dimostrato di difficile applicazione in un momento in cui anche i green pass da 48 ore, per i non vaccinati, mettono sotto pressione tutte le strutture deputate al tracciamento, a partire dai drive in.
La palla passa al generale Francesco Paolo Figliuolo, chiamato ancora una volta a risolvere l’emergenza, questa volta legata al sovraccarico di Asl e strutture sanitarie che, sugli screening scolastici, rischiano il collasso.
Intanto, cresce il malumore di genitori e insegnanti per la totale mancanza di regole sui bambini e ragazzi non vaccinati: non sono obbligati a farlo, al contrario di insegnanti e bidelli, né devono esibire alcun green pass. Una zona franca in cui possono sedersi tranquillamente accanto a compagni vaccinati, in classi pollaio dagli spazi angusti, approfittando di una zona franca che appare sempre più inaccettabile alla maggioranza che invece si è sottoposta alla immunizzazione: in queste ore si stanno organizzando raccolta firme e petizioni per chiedere al governo di rendere obbligatorio il vaccino per gli studenti.









