“Turni cambiati al Brotzu dopo 18 anni e mezzo, mi farò licenziare per poter stare con mia figlia”

Dalla gioia di essere diventata mamma alla decisione, di questi tempi, choccante. Giorgia Putzu, 41enne di Quartu, sta per dire addio a uno stipendio sicuro: “Ho scritto all’azienda e anche ai sindacati per essere tutelata, ma sinora non è cambiato nulla. Da quando hanno cambiato l’appalto delle pulizie devo lavorare dalle 15:20 alle 22. I pomeriggi voglio stare con la mia bimba. E, da settembre, uscirà dalla scuola materna alle tredici: quando la vedrei? Alle 23 per il bacio della buonanotte? Mai, perdo volentieri il posto”


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C’è chi lotta ed è pronto a fare i salti mortali per avere un posto di lavoro, soprattutto in questo periodo di forte crisi. Ma anche chi, dopo aver tentato tutte le strade possibili, decide di arrendersi e di dire addio a un contratto sicuro. È il caso di Giorgia Putzu, 41enne di Quartu Sant’Elena: la donna, dal 2003, lavora al Brotzu come addetta alle pulizie. Da qualche mese a questa parte il suo turno è stato cambiato e, stando alla sua denuncia, i tentativi per chiedere di essere riposizionata nella fascia della mattina sarebbero caduti nel vuoto. Tutti. Da qui la decisione di completare, quanto prima, la lettera di licenziamento. Il motivo? Sua figlia, nata due anni e nove mesi fa. Gli orari di lavoro della quarantunenne sono incompatibili con le ore, pomeridiane, nelle quali la sua bimba non va a scuola. Se sino a poco tempo fa riusciva a staccare verso mezzogiorno, ora Giorgia Putzu ritorna a casa quando la sera è già inoltrata. Ecco, di seguito, uno stralcio del messaggio che ha spedito alla nostra redazione. La 41enne premette “di essere in malattia, utilizzerò tutti i giorni che ho a disposizione e poi mi farò licenziare”.
“Lavoro al Brotzu come addetta alle pulizie da 18 anni e mezzo, e ciò che sto passando ha quasi dell’inverosimile. O forse no, perché al giorno d’oggi si preferisce tutelare un operaio che non ha vincoli familiari piuttosto che una madre lavoratrice. Già, proprio così, perché è proprio ciò che mi sta succedendo. A maggio c’è stato il cambio d’appalto, inizialmente sembrava tutto ok. Tramite accordi con i sindacati erano disposti a venire incontro a chi aveva situazioni particolari, ma sono state solo parole al vento. Negli ultimi 5 anni ho avuto un turno di servizio dalle 4.30 del mattino. Nel frattempo sono finalmente diventata mamma di una bimba che oggi ha due anni e 9 mesi, la mia gioia di vita. La prima settimana è stata rispettata la vecchia fascia oraria, ho dovuto poi prendere congedo perché ho avuto problemi di salute in famiglia e non avevo con chi poter lasciare mia figlia, dal lunedì al venerdì la mattina si alterna a casa dei rispettivi nonni. Prima di rientrare ho chiesto l’orario di servizio, perché da un giorno all ‘ltro cambiavano turnazioni e giorni di riposo. Mi è stato detto che il mio orario di servizio definitivo sarebbe stato 15.20-22. Ho ripresentato le mie problematiche per il pomeriggio e mi è stato risposto che non potevano aiutarmi, che a loro serviva forza lavoro per il pomeriggio. C’erano e ci sono ancora diverse possibilità per farmi lavorare la mattina, ho presentato una lettera scritta all’azienda ma non ho mai ricevuto risposta, c’è stato un incontro sindacale a cui hanno esplicitamente detto che non hanno nessuna intenzione di cambiare turnazione. La verità, secondo me, è che una mamma è scomoda sul posto di lavoro, i figli si possono ammalare e, se sei in età fertile è ancora più rischioso. Meglio tenersi belli rimpiazzati chi non ha nessun problema di nessun genere e tenere me a disposizione in una fascia oraria che sanno non posso fare. So benissimo che il datore di lavoro non ha nessun obbligo nel garantire la fascia oraria precedente, ma qui si parla di umanità, in tanti anni chiunque ci sia stato prima di loro ha cercato di venire incontro a chi aveva particolari esigenze. Sono dispetti belli e buoni, questi, non trovo altra spiegazione. Ho dato disponibilità per un’ampia fascia oraria che va dalle 4 alle 14, se al posto mio la sera c’è un’altra persona cosa cambia? Il servizio è garantito, deve importare quello, non chi lo copre. Il personale soddisfatto porta solo beneficio all’azienda,  ma a quanto pare a queste persone interessa lavorare con i malumori, basta che si faccia come dicono loro. Non sto chiedendo di avere la sera libera per andare a fare chissà cosa, ma semplicemente per fare la mamma e adempiere al mio ruolo di mamma e moglie, lavorare di mattina e la sera prendermi cura di mia figlia, della mia famiglia. A settembre mia figlia entra alla scuola materna, alle 13 è l’ora di uscita, quando la vedrei? Alle 23 per il bacio della buonanotte? È questo il ricordo che avrà di me? Mai, perdo volentieri il posto di lavoro ma a mia figlia darò i ricordi migliori della sua infanzia perché il tempo perso con lei nessuno potrà restituirmelo”.


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