La scelta, ormai troppo spesso, è fra salvarsi la vita anche a costo di spendere 40mila euro e mettersi in attesa per essere operati con il servizio pubblico e la speranza che non sia troppo tardi. Il progressivo ridimensionamento del personale sanitario all’Oncologico di Cagliari, punto di riferimento di tutta la Sardegna, e in generale una situazione della sanità difficile e forse persino irreversibile, stanno creando una situazione da incubo per chi si ammala di tumore, in particolare per le donne che si ammalano di tumore al seno, ormai diffusissimo.
“Mi hanno diagnosticato una massa al seno dopo un’ecografia. Immediatamente ho cercato di prenotare qui a Cagliari tutti gli esami urgenti da fare ma i tempi d’attesa erano lunghi. E allora ho deciso di andare a Milano, dove dopo la mammografia e la biopsia mi è stata confermata la diagnosi. Ovviamente, per essere così rapida ho fatto tutto a pagamento. Ora dovrò sottopormi a una mastectomia totale, intervento che farò sempre fuori regione”, racconta Serena, 45 anni, che all’improvviso è finita in un vortice che fino a oggi le sembrava lontanissimo.
L’intervento, appunto. Se si vuole essere operati subito, come chiunque si augura, i medici dicono che si può scegliere. Si può scegliere cioè se farsi operare, anche l’indomani, sborsando l’incredibile cifra di 40mila euro, oppure mettersi in lista nella sanità pubblica e aspettare almeno, e se tutto va bene, due o tre mesi. Al danno si aggiunge la beffa: la Regione non rimborsa gli interventi fuori, naturalmente quelli con il sistema della sanità pubblica, se sono interventi che vengono eseguiti anche in Sardegna. E pazienza se qualche settimana può essere determinante per la sopravvivenza.
Questo non è poter scegliere fra sanità pubblica e privata. E’ un ricatto. Vergognoso e incivile.










