Tensione nei mercatini all’aperto in Sardegna: “La burocrazia fa più danni del virus”

Protesta di Confesercenti: “La disparità rispetto ai supermercati e alle altre attività all’aperto sta creando problemi alle aziende. A rischio migliaia di posti di lavoro”


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Mercatini all’aperto. Secondo Confesercenti nei comuni regna il caos più totale nei protocolli. Il “fai da te” delle amministrazioni, in assenza di direttive certe da parte della Regione, ha determinato una situazione ingestibile da parte degli operatori che si trovano dover trattare diversamente i loro clienti sia a seconda del comune nel quale lavorano, sia rispetto a quanto succede nelle altre attività.
Lo stesso cliente attende il suo turno tranquillamente all’esterno di qualsiasi attività, mentre, nonostante il mercato sia all’aperto, viene considerato come un supermercato al chiuso con l’applicazione delle stesse norme di sicurezza, appesantendo così una situazione già difficile.
“Non capiamo perché nei supermercati i clienti possono scegliere e manipolare la merce a loro piacimento in corsie molto ridotte, invece negli spaziosi mercati su area pubblica questo non può succedere” commenta sarcastico Marco Medda, Presidente dell’Anva Confesercenti regionale.
“Inoltre con difficoltà capiamo perché dentro il mercato su area pubblica in alcuni comuni venga applicata la regola del contingentamento, mentre in nessuna altra attività all’aperto viene utilizzato questo metodo: allora con lo stesso metro di valutazione dovremmo contingentare tutte le zone (strade, piazze, etc.) con vocazione commerciale, nelle quali invece giustamente si utilizza il metodo del distanziamento sociale concedendo più area pubblica (gratuitamente). Per i mercati su area pubblica è più che sufficiente la regola del distanziamento. Riteniamo quindi che l’unica incombenza per i comuni sia quella che ormai tutti stanno adottando: garantire spazi più ampi, che consentano un sano distanziamento sociale tra le aziende e i loro clienti. Questa situazione”, prosegue Medda “di disparità generalizzata sta producendo una tensione all’interno delle aziende ormai difficilmente controllabile, in quanto siamo convinti di subire una grossa ingiustizia. Attendiamo e chiediamo con forza che finalmente la Regione Sardegna, tramite il suo Assessorato competente, si decida a fare ordine, sentite le associazioni di categoria. Non si può mettere a rischio un intero comparto produttivo, solo per una confusa interpretazione e applicazione delle norme: è il caso in cui la burocrazia fa più danni del virus.” conclude Medda.


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