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Storie, personaggi, avvenimenti: la Basilica di San Saturnino

di Redazione Cagliari Online
23 Giugno 2017
in cagliari, centro-storico

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La Basilica di San Saturnino

Nella Caralis decadente del V secolo si decise di costruire un mausoleo fuori le mura in quel luogo dove la fede popolare credeva fosse stato martirizzato in santo cagliaritano Saturnino o Saturno, morto un anno dopo Sant’Efisio nel 304 d.C.
Nel 456 Caralis e la Sardegna caddero in mano ai vandali e la costruzione del martyrium di San Saturno fu interrotta ed in quel luogo lontano dal centro cittadino, fu esiliato in residenza coatta, Fulgenzio vescovo di Ruspe che fu certamente testimone dell’inarrestabile degrado dell’incompiuto mausoleo.
Dopo tanti secoli nel 1089, in periodo giudicale, il giudice Costantino donò quei ruderi (erano passati circa 600 anni dalla posa della prima pietra) ai Vittorini di Marsiglia che ne fecero sede conventuale sotto gli auspici del Pontefice Urbano II.
L’ex Martyrium fu rivisto e completato secondo i canoni della basilica con pianta a quattro navate, volta a botte e cupola centrale, classico dello stile romanico provenzale e dopo trent’anni di duro lavoro nel 1119 la chiesa fu consacrata: erano trascorsi 670 anni circa dalla posa della prima pietra.
La distruzione della città di Santa Igia e la caduta conseguente del giudicato di Calari nel 1258, riportarono la chiesa nell’oblio e le sue strutture, disgregate dalla consunzione e dalla non manutenzione, furono smantellate per utilizzare i blocchi di pietra fino alla scomparsa di due navate, quella nord e quella sud.
Nel XVII secolo, nell’ambito del conflitto per la supremazia tra la diocesi di Cagliari e quella di Sassari (il campanilismo tra le due città evidentemente era già in atto) e della corsa al ritrovamento di reliquie di santi che dessero il primato religioso a Cagliari, l’arcivescovo mons. D’Esquivel commissionò degli scavi intorno al sito e ai ruderi ormai ultra millenari.

Vennero alla luce numerose tombe a fossa intonacate e a cassone con splendidi bassorilievi e molti sarcofagi recavano la scritta “B.M.” interpretata subito come “Beatus Martyr”.
Una vera fortuna ritrovare in un sito numerose sepolture di martiri della chiesa che concedevano a Cagliari il primato indiscutibile avallato da tante importanti presunte reliquie tra le quali quelle di Saturnino.
Ma qualche storico si mostrò dubbioso su una tale concentrazione di martiri ed il Muratori avanzò l’ipotesi che le lettere B. M. potessero significare “Bonae Memoriae” suscitando l’immediata reazione del clero e del dotto padre Tommaso Napoli che lo accusò di “Incredulità eccessiva” sostenendo che nel momento del ritrovamento le campane delle chiese di Cagliari suonarono improvvisamente per sottolineare l’evento straordinario. L’arcivescovo D’Esquivel invece, sicuro dell’appartenenza dei resti ai primi martiri cristiani, decise di costruire in cattedrale una cripta sotto il presbiterio, per dare una giusta cornice a quelle importanti reliquie. Cripta che oggi si può visitare essendo aperta al pubblico.
A prescindere dalla disputa, quello che più colpisce è il numero delle tombe presenti in quel sito paleocristiano che doveva essere ritenuto importante tanto da suggerire la costruzione della prima chiesa cristiana in Sardegna. 
L’edificio sacro, dalla ormai lunga storia, fu infine affidato alla corporazione dei medici e degli speziali che lo intitolarono ai loro protettori Ss. Cosma e Damiano da cui la piazza prende il nome attuale: piazza San Cosimo.
Durante i bombardamenti del 1943 il monumento fu colpito e seriamente danneggiato ed il restauro, durato parecchio tempo, ci ha riconsegnato la chiesa come oggi la si può vedere con il prospetto anteriore interamente ricoperto da una moderna e discussa vetrata.

Tags: basilicaCagliarisan saturnino
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