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Soru fa il pienone a Cagliari: “Costruiamo noi il nostro futuro, i sardi non vogliono rassegnarsi ai diritti negati”

di Sara Panarelli
23 Febbraio 2024
in sardegna, zapertura1

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Un’accoglienza che ha emozionato Renato Soru, tanto da strappargli un sorriso e un ‘grazie’  urlato fra gli applausi. Oltre mille persone, letteralmente stipate,  tantissime in piedi e fuori dal teatro Massimo di Cagliari, evidentemente troppo piccolo nonostante l’apertura della galleria e delle otte logge laterali. Dignità e speranza sono le parole che risuonano più spesso, e poi diritti, sanità, trasporti, scuola, energia. Prima dell’intervento finale di Soru, Piero Marras ha commosso con le sue note e con la sua “Quando Gigi Riva tornerà” e Tonino Murru ha portato sul palco le sue maschere famose in tutto il mondo.

È “un mattino nuovo”, quello auspicato dal candidato presidente,

che esordisce alludendo all’episodio di ieri a Sassari e chiede alla platea “se qualcuno vuole intervenire, lo faccia ora”. Sorride, il pubblico capisce e applaude. Il candidato riepiloga le tappe del cammino iniziato sei mesi fa e la crescita di interesse e coinvolgimento vissuto tappa dopo tappa, arrivando a superare i cento incontri.

“Un’immagine mi rimane impressa di questo cammino – dice Soru -. Una mattina, ora dell’ingresso a scuola. Sono a Seui, uno dei luoghi più periferici della Sardegna, per lo sciopero contro il dimensionamento scolastico. La scuola del paese si ritrova isolata per lo spostamento del dirigente a un’ora e un quarto di macchina. Una cosa inconcepibile, penalizzare una comunità per risparmiare lo stipendio di un dirigente scolastico. A un certo punto, da una salita sbuca una fila di bambini col grembiule blu e il colletto bianco, tengono un grande lenzuolo dove c’è scritto “giù le mani dalla nostra scuola”. Non esiste immagine più emblematica del diritto negato al futuro. E dall’indignazione nasce il bisogno di una rivoluzione, una rivoluzione per il futuro.”

Per il candidato ci troviamo di fronte a una situazione analoga a quella del dopoguerra perché, dice, “abbiamo risorse europee -spiega – che sono tre o quattro volte quelle del Piano di rinascita, abbiamo la possibilità di costruire una Sardegna nuova facendo investimenti che chiamino tutti alla partecipazione democratica: cittadini, comitati, associazioni e organizzazioni, enti locali. E questa nuova rinascita passa dall’inclusione sociale, dalle transizioni verde ed energetica, dall’economia circolare, dalla digitalizzazione che può creare lavoro buono e stabile per tutti.”

“Non è vero che tutto è già scritto, non è vero che dobbiamo rassegnarci a un destino che qualcun altro ha deciso per noi: un’altra Sardegna è possibile, e l’entusiasmo che ho trovato in tutti i miei incontri fino a questo di oggi lo dimostra”, dice Renato Soru.

Digitalizzazione la parola magica per svoltare verso il futuro, nella sanità (“non abbiamo ancora un registro tumori”), nel lavoro, nella cultura, nell’istruzione, nel turismo “buono e responsabile che fa lavorare gli agricoltori e gli artigiani locali”. E poi la transizione energetica “che va gestita a vantaggio dei sardi, non lasciata frettolosamente nelle mani di multinazionali che vogliono solo fare affari”.
“E allora facciamo insieme quello che abbiamo fatto in questi mesi. Risolleviamo la speranza, parliamo con tutti perché non è il tempo di stare a casa, di mettersi da parte ma di partecipare. È tempo di prenderci questa storia che ci appartiene, con la nostra semplicità, la nostra forza, la responsabilità e la fede in noi stessi. Questa lunga notte può finire, sta per finire e diventare un mattino nuovo per la Sardegna e tutti noi.”
“Cerco le parole giuste per trasferirvi le mie emozioni. Ho trovato una Sardegna rassegnata ma che ora si sta rialzando, che ha aperto le porte a correnti di aria nuova, che ha voglia di futuro”, conclude. “Abbiamo una terra meravigliosa, una bellissima storia, arte e letteratura. Abbiamo tutto quello che ci vuole per ripartire e compiere quel pezzo di storia che ancora ci manca, e che di sicuro non ci porterà Giorgia Meloni. Non c’è una malasorte che ci perseguita: il futuro è dentro ciascuno di noi e abbiamo il nostro progetto per realizzarlo tutti insieme”.
Tags: SardegnaSoruteatro massimo
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