Sicurezza e ordine pubblico, l’importante operato del 9° Battaglione dei carabinieri di Sardegna

A Radio CASTEDDU prosegue l’importante collaborazione con l’arma dei carabinieri, il Maggiore Stefano Colantonio


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Un importante operato quello del 9 °Battaglione dei carabinieri di Sardegna: garantiscono la sicurezza, l’ordine pubblico. A Radio CASTEDDU prosegue l’importante collaborazione con l’arma dei carabinieri, il Maggiore Stefano Colantonio, 
Comandante della 1^ Compagnia Operativa del 9  Battaglione Carabinieri Sardegna, spiega il prezioso operato.
Essenziali durante gli eventi in ambito regionale, in particolare c’è stato un elevatissimo impegno in occasione delle manifestazioni legate ai pastori sardi, contributo nel periodo del lockdown a partire da marzo 2020, il reparto è stato impiegato in varie parti della regione. 
Hanno svolto attività di supporto all’arma territoriale in occasione di grandi operazioni di polizia giudiziaria come le operazioni del ROS denominata Dama e del Comando Provincilae di Cagliari denominata Maddalena i militari hanno partecipato alle perquisizioni, ricerche  e hanno contribuito ad esecuzioni di misure cautelari. 
Nell’ambito della protezione civile, si sono distinti nei recenti grandi eventi alluvionali nel sud Sardegna.
“Noi svolgiamo continuativa attività di ordine e sicurezza pubblica, abbiamo il ruolo di componente di Protezione Civile Nazionale e da questo punto di vista svolgiamo compiti di soccorso, supporto in caso di fenomeni alluvionali, calamità naturale come di recente abbiamo visto i nostri militari nel sud Sardegna. L’obiettivo principale è di evitare quella escalation di violenza o sostanzialmente di turbamento che si può generare all’interno delle manifestazioni finalizzato alla tutela dell’incolumità dei partecipanti, che sono ragazzi, famiglie, a tutti coloro, insomma, che vogliono manifestare liberamente il loro pensiero. Per noi è un obiettivo fondamentale, i comandanti delle squadre hanno il compito di decifrare nell’ambito delle folle quelle situazioni che possono già presagire un’escalation di violenza, turbare la sicurezza pubblica, quindi dobbiamo sempre impegnarci a garantire quella che è la serenità e la calma in queste manifestazioni. 
Il personale è fortemente motivato e particolarmente addestrato, il nostro obiettivo è quello di conoscere, interpretare determinati fenomeni che si possono sviluppare all’interno della manifestazione e isolarli per evitare che davvero ci possa essere un escalation violenta. Il nostro personale svolge attività addestrativa soprattutto nello studio della psicologia della folla. Il personale è particolarmente allenato perché ci troviamo di fronte a situazioni in cui dobbiamo utilizzare degli equipaggiamenti particolari, anche per questo, per entrare nel nostro reparto, bisogna non avere più di 35 anni; noi possiamo raggiungere qualsiasi parte del territorio sardo.  Abbiamo operato su vari settori nel campo dell’ordine pubblico: l’esposizione di Milano del 2015, a Lampedusa, per la TAV a Susa sono tutte mete che possiamo raggiungere e contribuire  per garantire la sicurezza e l’ordine pubblico. 
Di recente siamo stati impegnati in due operazioni importanti, in quella denominata Dama, ha necessitato il nostro intervento per garantire una sicurezza nelle fasi cruciali delle operazioni di polizia giudiziaria. Sono stati effettuati degli arresti, catture, perquisizioni. 
Durante il lockdown, abbiamo garantito il nostro supporto  per garantire la limitazione della mobilità, gli spostamenti della popolazione, ma anche per dare aiuto ai cittadini, informazioni e rappresentare una vicinanza che è l’obiettivo primario della nostra attività. 
Abbiamo avuto compiti nelle  operazioni che si sono svolte nel Burkina Faso, in Somalia, Iraq Kosovo. 
Durante gli eventi alluvionali nel sud Sardegna, abbiamo supportato le popolazioni. Per esempio, nel sarrabus nel 2018  abbiamo contribuito a schierare nel territorio personale per effettuare delle battute svolte alla ricerca di una persona scomparsa. Abbiamo contribuito con i volontari, che hanno lavorato in maniera integrata con  i nostri militari, che hanno soccorso cittadini che si erano trovati isolati in aree rurali, che si erano rifugiati sopra i tetti, altri nelle sopraelevate e altri ancora dentro dentro le macchine. È un impegno che ci qualifica, che ci ha inorgoglito. 
Per esempio, nel 2001 per gli eventi alluvionali abbiamo ottenuto una medaglia d’argento al Valor Civile; la nostra bandiera di guerra è del 1978 e per noi è un qualcosa di molto importante. 
Un pensiero commosso lo rivolgiamo al nostro collega Iacobacci e all’ambasciatore Attanasio che sono rimasti vittime in un vile attacco nella Repubblica Democratica del Congo. Siamo vicini alle loro famiglie, siamo commossi per questa grande perdita. 
Abbiamo sempre un contatto diretto anche con le realtà sociali, le nostre squadre sono impegnate presso i centri di accoglienza straordinaria, come quello sito a Monastir presso la ex sede della polizia penitenziaria, svolgiamo compiti di sicurezza, garantiamo la sicurezza degli ospiti, dei migranti che raggiungono con mezzi di fortuna le nostre coste. Vengono soccorsi, tamponati, controllati, abbiamo rapporti con i mediatori culturali e lavoriamo con i colleghi del reparto mobile della polizia di stato che, anche a loro, va un ringraziamento per la stretta collaborazione con cui i nostri uomini lavorano quotidianamente”.
Risentite qui l’intervista a
Stefano Colantonio del direttore Jacopo Norfo e di Paolo Rapeanu 
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