Presso il Monte Granatico di Serramanna, sabato 4 Aprile è stata inaugurata la mostra “Rifugiati nel Racconto” di Focus on Syria, una rete di diviersi professionisti impegnate sulla crisi siriana. Grazie al lavoro di fotografi, operatori umanitari e giornalisti, la mostra “Rifugiati nel racconto” documenta la realtà dei campi dei rifugiati siriani in Libano e Giordania, raccontando l’aspetto umano della crisi, le storie ed i vissuti, i suoi racconti.
L’arrivo della mostra a Serramanna è stata resa possibile grazie all’ associazione F.R.A.D.E.S ed alla sensibilità dell’Amministrazione locale, in particolare dell’assessore alle politiche giovanili Giulio Cossu, sottolineando la necessità di occasioni di questo tipo che spesso faticano ad arrivare in piccoli contesti. Lo stesso ha inoltre sottolineato l’importanza della mostra per sensibilizzare la comunità rispetto alla tematica siriana. Infatti, ancora Cossu “le foto fissano un momento che dura per sempre e riescono in questo modo a renderci consapevoli della situazione attuale del popolo siriano”.
Ponte essenziale tra Focus on Syria e Frares, rendendo pissibile la mostra, è l’ associazione ProMesa di Cagliari. La presidente Silvia Piras, ringraziando tutti i presenti, ha evidenziato come la collaborazione con Focus on Syria costituisca un’utile occasione per riflettere sui temi e la mission dell’associazone ProMesa: condivisione, dialogo, creazione di ponti tra i paesi del Mediterraneo e la Sardegna per promuovere e incentivare lo sviluppo locale. Valeria Stera, coordinatrice dell’evento per ProMeSa, ha conosciuto Focus on Syria durante un’esperienza in Giordania ed ha precisato quanto sia importante portare questi eventi in piccoli paesi per accrescere la consapevolezza della comunità riguardo la situazione vissuta dal popolo siriano.
In collegamento skype dal Libano Federico Dessì, autore del progetto insieme a Emily Luciani ed al fotografo Francesco Fantini. L’idea di portare in giro per l’Europa questa mostra nasce durante la crisi siriana dalla necessità di raccontare l’impatto della crisi sulle persone dando voce ai rifugiati siriani attraverso una cultura di pace e tolleranza. La mostra si propone di catturare emotivamente il pubblico e sensibilizzare le coscienze narrando le condizioni dei profughi, diversi per classe economica e sociale, per confessione religiosa ed appartenenza politica.
Altro ponte virtuale tra i profughi siriani e le realtà locali che operano per l’accoglienza di rifugiati e richiedenti asilo, si è creato grazie agli interventi dei rappresentanti dei progetti S.P.R.A.R. (Sistema di Protezione Richiedenti Asilo e Rifugiati) attualmente attivi in Sardegna.
Michele Fois, rappresentante del progetto del GUS di Macerata nel Comune di Villasimius, ha raccontato come “le storie che i ragazzi portano con sè rappresentano l’impossibile per noi europei”. Fois si è poi soffermato sulle difficoltà che incontrano questi progetti di accoglienza in comuni così piccoli come quello di Villasimius. Stefania Russo, per il progetto Sprar della Caritas Diocesana di Cagliari nel Comune di Quartu Sant’Elena, ha ribadito che “noi non accogliamo questi ragazzi perché siamo buoni, ma perché portatori di diritti sanciti dalla Costituzione italiana e dalla Convenzione di Ginevra”, sottolineando l’importanza di costruire percorsi personalizzati di seconda accoglienza per creare integrazione e inclusione sociale e lavorativa. “Queste persone – ha continuato la Russo – non sono qua in vacanza o per rubare il lavoro, ma perché sono stati costretti a lasciare tutto ciò che avevano costruito nel loro paese”.
Sono poi intervenuti tre ragazzi beneficiari del progetto SPRAR di Quartu Sant’Elena, Kevin della Costa d’Avorio, Michele dell’Eritrea e Bashir della Somalia, i quali hanno raccontato le loro storie e le loro speranze per il futuro.












