Sardegna, ricorso contro il semi-lockdown: “Il virus non è un vampiro che gira solo di notte”

Sedici pagine di motivazioni inviate ai giudici del Tar per chiedere “l’annullamento dell’ultimo Dpcm”. L’avvocatessa sarda Linda Corrias: “Ristoratori, baristi e titolari di palestre devono lavorare, hanno debiti e mutui. Il virus non è mica un vampiro che gira la notte, gli orari delle restrizioni vanno modificati”


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Parte dalla Sardegna un ricorso contro l’ultimo Dpcm del Governo Conte. A depositarlo al Tar del Lazio sono due avvocati sardi, Francesco Scifo e Linda Corrias: fanno entrambi parte del team dei “Giuristi per la legalità” (realtà composta anche dagli avvocati Alberto Appeddu, Marcello Colamatteo, Lucia Deiana e Sebastiano Cheri).
Sedici pagine con le quali chiedono “l’annullamento dell’ultimo Dpcm”. I due legali intervengono per conto di tre imprenditori sardi: Massimo Cantone, rappresentante legale della associazione sportiva dilettantistica New Club Group di Villasor, Stefano Serra, titolare della Sepolcro srl di Cagliari, che esercita l’attività di ristorazione e Andrea Caldart, rappresentante legale della Peoplefly srl di Cagliari, che esercita l’attività di brokeraggio aereo. Nel mirino dei legali finiscono soprattutto le “limitazioni orarie” e di “circolazione turistica e nazionale dall’estero”. Due tasselli del nuovo provvedimento di Conte che causerebbero “danni irreparabili”. Nei fogli spediti al Tar del Lazio si legge, oltre a riferimenti giuridici legati alla libertà personale “quale indefettibile nucleo essenziale dell’individuo” e la teoria secondo la quale “il Dpcm impugnato non solo è totalmente carente di istruttoria procedimentale e motivazione, ma viola persino le leggi che esso genericamente richiama come la legge 400 del 1998”, anche un riferimento ai nuovi orari “ristretti”.
“La Corte delle leggi richiama, quindi, altra sua pronuncia del 1956 (precisamente sentenza numero 11 anno 1956) in cui si ritiene restrittivo della libertà personale, e quindi contrario all’articolo 13 della Costituzione, il provvedimento amministrativo di ammonimento di cui agli articoli da 164 a 176 del Testo Unico delle leggi di pubblica sicurezza, perchè attraverso questo provvedimento si impone ai cittadini e imprese un coprifuoco con tutta una serie di obblighi, di fare e di non fare, fra cui, quelli di non uscire e/o aprire prima e di non rincasare e/o chiudere dopo di una certa ora”.
Tutte decisioni che “danneggiano gli imprenditori”, spiega l’avvocatessa Corrias, contattata da Casteddu Online. “Abbiamo avuto già venti adesioni da parte di altrettanti imprenditori, anche sardi. Nel ricorso al Tar ne nominiamo tre per una questione di rappresentatività e celerità. Ragioniamo sul fatto che sono state scelte determinate categorie in modo arbitrario e sono stati decisi degli orari senza nessuna dimostrazione dell’incremento dei contagi. Laddove volessimo ridurre gli assembramenti”, sostiene l’avvocatessa, “gli orari andrebbero implementati e non ridotti. Non siamo di fronte a un virus ‘vampiro’ che gira la notte. Tutti gli esercenti devono avere la possibilità di lavorare, stanno già vivendo un dramma tra finanziarie e mutui presi. Ci sono molti punti da chiarire sulla gestione di questa emergenza sanitaria, sono convinta della fondatezza del nostro ricorso e delle altre iniziative che ci apprestiamo ad intraprendere a tutela della giustizia e della popolazione”.


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