Sardegna, è guerra ai neopagani-new age-esoteristi che stanno causando seri problemi di tutela dei monumenti archeologici, in particolare nelle “tombe di giganti” di età nuragica e nelle “domus de janas” di età neolitica. La Soprintendenza: “Problemi originati dal diffondersi dell’ennesima favola sull’antichità della Sardegna e, quel che è peggio, di speranze di guarigione di malattie anche molto serie”.
I “pellegrinaggi della speranza” alle tombe di giganti della Gallura, da parte di chi si illude di curare le proprie malattie eseguendo in quei siti rituali vari, stanno ormai arrecando seri danni ad alcuni tra i più importanti monumenti lasciatici dalla Civiltà Nuragica, ed ora il fenomeno sta iniziando ad interessare anche alcune domus de janas in altri territori.
Svariati “pellegrini” sempre più spesso si siedono o si sdraiano sulle strutture murarie, alcune delle quali mostrano già i negativi segni di tale comportamento inammissibile e, a ben vedere, contraddittorio, perché danneggiano quella che secondo loro è la fonte del loro illusorio beneficio. E si registrano ormai casi di smantellamento di parte del tessuto murario delle tombe di giganti per recuperare pietre “cariche di energia” o per l’apprestamento di piccoli altarini o sedute che, assieme alla realizzazione di passaggi di fortuna appositamente realizzati dai “pellegrini” al di sopra delle strutture, portano ad un grave deterioramento del monumento, come verificato dal personale della Soprintendenza. Nel caso delle domus de janas sussiste un grave pericolo di danneggiamento delle superfici, in particolare nei casi di decorazioni scolpite o dipinte, che rischiano di essere degradate da usi impropri (accensione di fuochi, fiammelle, sosta prolungata, calpestamento o sfregamento).
Come è nato il fenomeno?
Risale a svariati anni fa la nascita della leggenda delle presunte capacità terapeutiche delle tombe di giganti, o almeno di alcune di esse, della Gallura. A queste si vanno aggiungendo di recente le più antiche domus de janas, alle quali si attribuiscono poteri salutiferi ed energetici inesistenti.
In sintesi: si fantastica che i siti di erezione delle tombe siano stati scelti nell’antichità per la presenza lì di “energia” che avrebbe il potere di curare svariati tipi di malattie, e i pazienti, per ottenerne i benefici, svolgono procedure varie: chi resta seduto o si sdraia sui muri della tomba, chi porta con sé amuleti o contenitori di acqua da “caricare di energia”, chi porta via pietre del monumento o le usa per realizzare altarini ecc.
Su questo piano la materia non è diretto campo dell’archeologia, che entrerebbe in gioco solo una volta verificati i fenomeni, per contestualizzarli nella globalità delle civiltà antiche.
E i fenomeni, uno fisico (le presunte energie) e l’altro medico (le presunte guarigioni o miglioramenti), si possono comprovare solo tramite corrette verifiche sperimentali, che seguano il metodo scientifico di entrambe le discipline.
Per attestare seriamente i progressi terapeutici non è sufficiente confrontare i dati di un paziente prima e dopo la pretesa “cura” presso una tomba di giganti, sia perché è sempre in agguato l’effetto placebo, sia perché sono ben note nella letteratura medica guarigioni o progressi spontanei, sia perché si deve essere certi che il paziente non abbia assunto di recente terapie vere. Occorrerebbe quindi testare un campione quantitativamente significativo ai fini dell’accertamento della bontà della “cura”.
Solo dopo la conclusione di tali studi si potrà parlare di presenza di energie presso le tombe di giganti ed effetto terapeutico delle medesime. Fino ad allora non è condivisibile questa “terapia”, a cominciare dall’idea per la quale i siti delle tombe di giganti siano “energetici”, secondo flussi di energia del tutto ignoti e rifiutati dalla scienza.
E’ appena il caso di ricordare che se è già una grave responsabilità etica propalare fandonie sulla storia antica, non ci sono sostantivi e aggettivi adeguati per chi proponga, quand’anche in buona fede, ad ammalati terapie inefficaci in assenza di quelle serie.
Vi è, infine, un aspetto altrettanto importante che riguarda direttamente la tutela esercitata dalla Soprintendenza. Chi giustamente condanna tutto ciò a volte invoca l’azione delle Soprintendenze affinché intervengano per vietare il “pellegrinaggio della speranza”. Indubbiamente è doveroso spiegare, nell’apparato didattico (pannelli, siti web, ecc.) e da parte delle guide, che le “energie” e le loro proprietà terapeutiche sono indimostrate e riscuotono il radicale rifiuto del mondo della scienza, ma ogni intervento di divieto sarebbe del tutto improprio, anche sul piano giuridico, finché i “pellegrini” non intralciano la godibilità del monumento da parte degli altri visitatori e lo rispettano (non sporcarlo, non salire sui muri ecc.). Purtroppo ormai questo secondo aspetto sta diventando molto problematico: chi pensa di curarsi con le tombe di giganti può danneggiare solo sé stesso, se non assume anche terapie mediche serie, ma chi deteriora il monumento danneggia l’intera comunità, e questo è veramente intollerabile”.












