Continua a far discutere il caso balzato alle cronache nazionali di Giampaolo De Martis, morto oggi ad Olbia dopo essere stato bloccato con il taser dai carabinieri. Sulla vicenda è intervenuta la garante dei detenuti Irene Testa, che ha definito il taser uno “strumento di tortura”.
Testa ha anche voluto condividere sul suo profilo social lo struggente ricordo di un caro amico di De Martis, che vuole restituire dignità al ricordo di una persona “benvoluta e amico di tutti: “Giampaolo De Martis era un bravo ragazzo”, si legge nel post. “Andò da Bultei a Sassari per studiare giurisprudenza.Era perbene, brillante, intelligente. Si occupava di ristorazione, organizzazione di eventi.
Era benvoluto e amico di tutti.
Poi la città lo perse.Entrò nel tunnel della droga e della promessa che era stato poco restò.Ma era un bravo ragazzo, Giampaolo Demartis.
Anche se la sua testa ogni tanto faceva i capricci.E certo meritava qualcosa di più della morte con le manette ai polsi.
Il taser, infatti, è strumento utile ma che va usato dopo una conoscenza approfondita dei suoi effetti: nel soggetto sano il rischio grave è basso, ma in persone con fragilità cardiaca o predisposizione, l’utilizzo del taser può comportare un rischio reale di aritmia e infarto.
E conclude amaramente: “E una vita sprecata indebolì il fisico di Giampaolo in modo irreversibile.Ma meritava certamente un’altra chanche.”











