La presentazione del murales di Cacciatori di Nuvole, con il progetto “I Giovani che cambiarono il mondo”, una serata tutta made in Sardinia con NoArte Paese Museo, a San Sperate. NoArte paese museo, insieme all’artista Raquel Fayad hanno presentato le opere artistiche nelle vie della cittadina speratina. L’artista Brasiliana, ospite dell’associazione in questi giorni a San Sperate, ha saputo conquistare tutti, giovani e no, con il suo entusiasmo, la sua simpatia e il suo instancabile lavoro: “Siete tanti e potremo scordar qualcuno perciò non ci avventuriamo nel fare tutti i nomi: a Raquel, all’associazione NoArte, agli artisti coinvolti nei vari murales che in questi giorni sono nati, ai nostri artisti che hanno dato costante supporto al progetto e hanno contribuito con il loro lavoro o attenzione, ai giovani, protagonisti del progetto, e a tutte le persone che in vario modo hanno collaborato va il ringraziamento del “Paese Museo”. Il laboratorio, guidato dall’artista brasiliana Fayad, è rivolto ai ragazzi (dai 14 ai 30 anni, con un po’ di elasticità sui limiti d’età) e ha l’obiettivo di stimolare la creatività per migliorare il territorio e il futuro. Chi è interessato può partecipare al progetto in maniera flessibile, in funzione degli impegni di studio e di lavoro. Si può contribuire anche con solo un’ora, anche a distanza, seguendo il gruppo e commentando con suggerimenti e idee.
ARTE NEL PAESE-MUSEO. Il racconto del lavoro in corso di due giovanissimi artisti che in questi giorni portano su un muro grigio un po di loro. Il murale “dialogos” nasce da un’esigenza di dare voce all’insegnamento che Giuditta, madre dell’autrice dell’opera, Francesca e chi come loro ci hanno trasmesso nel lasciare questo mondo. Esse rivendicavano il diritto dell’individuo di intraprendere il percorso di cura che più si adegua alla propria persona. Tramite il loro viaggio ci hanno permesso di comprendere che non esiste un’unica cura, ma che è importante prendere ciò che di buono ciascun orientamento può darci. Da qui l’immagine del ponte che la donna percorre bilateralmente in segno di unità, per creare ponti e non spaccature tra una medicina “tradizionale” e una “alternativa”. L’opera vuole perciò aprire il dialogo su un quesito attuale che ci appartiene come collettività, esortando a prendersi cura della propria salute in maniera globale, senza condannare od escludere nessuna terapia. Critica perciò una visione della medicina istituzionale che fatica ad aprirsi a nuovi orizzonti impedendo la formazione di un percorso di cura ad personam. Concetto che per altro il padre della nostra moderna medicina, Ippocrate di Cos, aveva già compreso: “è più importante sapere che tipo di persona ha una malattia piuttosto che sapere che tipo di malattia ha una persona”.
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