A rischio chiusura il punto nascite di San Gavino Monreale. Solo qualche settimana fa, fra l’entusiasmo generale, parlammo del progetto per il nuovo ospedale. Un grande investimento che permetterà di garantire un moderno servizio ospedaliero per tutto il Medio Campidano. Il presente però, appare sempre più incerto. Sarebbero infatti nove, ossia il 53% dei punti nascita totali della Sardegna, a rischiare la chiusura secondo il regolamento previsto dal Ministero della Salute, tra questi, proprio il presidio sangavinse.
I dati del rapporto Agenas presentato al Policlinico di Monserrato parla chiaro: con meno di 500 parti all’anno, il rischio chiusura è quasi scontato. Con 416 parti nel 2016, San Gavino Monreale risulta senza dubbio tra i più attivi, numeri però non sufficienti, evidentemente, ad allontanare lo spauracchio. Il rischio di un Sant’Anna-Villa Elena bis (punti nascita cagliaritani, chiusi recentemente dopo numerose battaglie da parte dei dipendenti) si fa sempre più concreto anche per gli accorpati Sirai di Carbonia e Santa Barbara di Iglesias (503 parti totali nel 2016), per gli ospedali civili di Alghero (315 parti) e Lanusei (386), per le cliniche di Tempio Pausania (216) e La Maddalena (35). Il consigliere regionale Edoardo Tocco, pochi giorni fa si è espresso sulla questione auspicando un dietrofront sul regolamento in materia: “Occorre trovare le risorse per garantire che tutti i punti nascita, anche quelli con meno di 500 parti all’anno, siano in piena sicurezza. Per noi la specificità del territorio sardo ha un’enorme importanza e le richieste che arrivano devono essere soddisfatte”. La palla passa ora al nuovo Direttore Generale della ASL unica della Sardegna, Fulvio Moirano.
Fabio Leo











