Villamassargia – “Sa Reina” è in buono stato di salute? Non proprio: uno studio scientifico dettagliato dimostra debolezza strutturale generalizzata, alto rischio di caduta e fitopatologie diffuse. Tra i patogeni identificati, si distinguono per il grado di infezione e gravità, superiore all’80%: rogna e pidocchio nero dell’olivo, che causano danni a rami, foglie, fiori, oltreché crescita anormale. Documenti scientifici precisi e ben dettagliati quelli che sono stati esposti da Bernabé Moya botanico esperto di alberi monumentali, foreste mature e biodiversità, nel 2019 e di cui si è discusso in una tavola rotonda dal titolo “La Cultura per l’Ambiente”, con la presenza dell’Assessore Regionale Difesa dell’Ambiente, dell’Assessore Regionale Lavori Pubblici, del Presidente Parco Geominerario Storico e Ambientale della Sardegna, dei tecnici di Laore e Agris e la Sindaca di Villamassargia, a ottobre 2019.
“Dato lo stato di massima debolezza, decadimento e fragilità manifestati dagli esemplari, l’intensità e la gravità del danno causato dai patogeni presenti, il degrado dell’ambiente a causa della gestione e dell’uso impropri dello spazio, lo stato di semi-abbandono de la coltivazione e la riduzione delle funzioni ecosistemiche e della biodiversità nell’oliveto “Is Cortis de S’Ortu Mannu”, il cui stato di salute dell’olivo “Sa Reina” è particolarmente grave” si legge. E ancora: “Pubblichiamo il presente studio botanico e fitopatologico con l’obiettivo di stabilire un piano di gestione per il Monumento Naturale per l’anno 2020 di interventi urgenti, al fine di fermare il processo di deterioramento a cui è sottoposto e invertire la situazione verso l’istituzione di un piano di gestione sostenibile a lungo termine del monumentale ulivo di “Sa Reina”, dell’Oliveto di “S’Ortu Mannu” e di ciascuno degli esemplari che lo compongono”.
Considerato lo straordinario valore dell’esemplare di ulivo “Sa Reina”, dichiarato come Albero Monumentale d’Italia per la sua età, dimensioni, architettura della pianta, storia, cultura, valore paesaggistico e il suo “preoccupante stato di salute”, è stata effettuata una valutazione generale dello stato di salute e individuazione dei rischi e delle minacce presenti, al fine di avere una prima diagnosi con cui intraprendere le azioni più urgenti e prioritarie di conservazione e prevenzione. Allo stesso modo, è stata effettuata una valutazione generale dello stato dell’oliveto di “S’Ortu Mannu”, con particolare attenzione agli aspetti patologici, ai rischi ambientali, alla coltivazione e alla biodiversità.
Per “Sa Reina” è stato riscontrato che “l’albero ha un basso vigore vegetativo, scarsa crescita e una densità della chioma bassa; l’attività fisiologica è molto influenzata e diminuita a causa dell’intensità e della gravità degli attacchi dei diversi agenti patogeni identificati; la capacità di trasporto della linfa attraverso il tronco e dalla base dell’albero è di circa 1/3 del totale; a livello della base dell’albero, le radici fisiologicamente funzionali più vicine al tronco sono esposte all’esterno e presentano ferite, danni e segni di decomposizione dovuti a erosione e compattazione del terreno causati dal calpestio determinato dai visitatori che non rispettano l’area di protezione; si evidenzia la presenza di numerosi rami secchi distribuiti in tutta la chioma con presenza di tumori e assenza di fruttificazione”.
Lo stato biomeccanico presenta ampie aree del tronco e della base dell’olivo che hanno perso la funzione di ancoraggio e supporto, colpendole in circa 2/3. È riscontrata la “presenza di cavità, lesioni e fessure nel tronco e nei rami principali; deboli le inserzioni dei rami strutturali e secondari con limitazioni significative ai carichi dovute alla perdita di resistenza meccanica. Debolezza strutturale generalizzata, alto rischio di rottura e caduta.
“Lo studio scientifico – spiega Gianluigi Bacchetta, docente di Botanica dell’Università di Cagliari e grande esperto di flora sarda – e il piano di gestione proposto, sono il frutto di un lavoro di studio e monitoraggio che per noi è iniziato nel 2016 quando, su mio invito, in qualità di direttore dell’Orto Botanico, ho chiesto a Bernabè Moya ufficialmente di venire a darci una mano per fare in modo che il patrimonio di S’Ortu Mannu potesse essere conservato nel miglior modo possibile. Successivamente si instaurò un rapporto con l’amministrazione comunale che, nel 2019, ci portò a una serie di incontri, in collaborazione con l’università di Sassari, l’agenzia Agris e i tecnici comunali, e si convenne, in quell’occasione, circa la necessità di elaborare uno studio approfondito e successivamente un piano di gestione. Entrambi questi documenti, tra il 2019 e il gennaio 2020, sono stati consegnati ma non sono mai stati diffusi e resi pubblici. A seguito di tutto questo, l’amministrazione comunale non ha inteso proseguire la collaborazione con Bernabè Moya, io ho semplicemente dato la mia disponibilità come tecnico, come ricercatore così come ha fatto anche il professor Ignazio Camarda che, ricordo è il responsabile della Società Botanica Italiana a livello nazionale per il progetto ministeriale sul censimento degli alberi monumentali d’Italia e, allo stesso tempo, è anche l’autore del volume recentemente pubblicato sugli alberi monumentali della Sardegna. Gli esperti continuano il monitoraggio costante di S’Ortu Mannu in forma del tutto gratuita e portano avanti numerosi altri progetti di recupero conservazione e tutela di alberi monumentali in Sardegna ed insieme, proprio la settimana scorsa, si sono recati a Luras e si sono dedicati anche all’olivastro millenario di Cuglieri che, dopo l’incendio di due anni fa, si è ripreso grazie alle loro cure e, in seguito ai lavori in corso, nel mese di settembre 2022 hanno presentato al congresso internazionale sugli alberi monumentali svoltosi a Palermo lo stato di conservazione di S’Ortu Mannu e dei restanti olivi monumentali. “I problemi per quanto riguarda S’Ortu Mannu e Sa Reina sono tanti, abbiamo visto il problema della deviazione del corso d’acqua che ha inaridito tutta l’area, quello generato dal pascolamento brado incontrollato che limita il recupero dell’oliveto, l’utilizzo dei luoghi per manifestazioni, feste, matrimoni e concerti e quant’altro che provoca la compattazione dei suoli. Grave è anche il rischio derivante dal pericolo degli incendi, perché tutti i resti delle potature vengono costantemente lasciati sotto il traliccio dell’alta tensione della corrente, le potature stesse vengono realizzate secondo non seguendo i criteri dell’arboricoltura monumentale”.
Tante problematiche, insomma, per uno dei patrimoni ambientali, storici e culturali più importanti della Sardegna e che necessita una cura particolare al fine di garantire la longevità che lo contraddistingue.
Durante l’ultima seduta del consiglio comunale è stato sollevato l’argomento dalla minoranza in aula con l’interrogazione presentata dalla consigliera Rita Caboni che ha chiesto chiarimenti e l’accesso alle relazioni tecniche e scientifiche alla sindaca Debora Porrà, la quale ha espresso rassicurazioni riguardo la situazione di S’Ortu Mannu e invitato tutti gli esperti a verificare, gratuitamente, di persona.












