Il malumore di un pensionato “che a gennaio si è visto aumentare l’assegno pensionistico, nientepopodiméno che di 6 euro: ma come si calcola l’indice ISTAT? Quali sono i beni campionati per tale calcolo? Forse Diamanti, auto over 100.000 euro, yatch?”.
Prezzi sempre più alti, i conti in tasca non tornano, beni di prima necessità e quelli che si devono per forza consumare come il carburante, per andare al lavoro: nuovo anno, nuovi rincari, e entrate che non aumentano se non di pochissimo, come il caso del pensionato che ha messo in evidenza il divario tra le quote in aumento in disarmonia con il reale costo della vita. Pochi centesimi che, sommati a tutto il resto, incidono assai, ed è così che fare il pieno diventa quasi un lusso.
A sostegno delle impressioni dei consumatori arrivano le spiegazioni di Codacons: “Le accise pesano oggi per 0,728 euro su ogni litro di benzina, e per 0,617 euro sul gasolio, e un eventuale incremento della tassazione sul diesel pari a 1 centesimo di euro comporterebbe una stangata da complessivi 245 milioni di euro a carico degli automobilisti proprietari di vetture a gasolio”.
“Nel nostro Paese il 41,5% delle vetture a disposizione delle famiglie è alimentato a gasolio – spiega il Codacons – Questo significa che anche un piccolo aumento delle accise, cui si applica anche l’Iva, determina a tutti gli effetti una stangata sulla pluralità di italiani che ogni giorno si muovono con una automobile a gasolio.
Nello specifico sono 16,7 milioni le auto diesel circolanti in Italia nel 2024, e un aumento delle accise di 1 centesimo di euro per il gasolio equivale ad una maggiore spesa da +0,61 euro su un pieno da 50 litri, se si tiene conto anche dell’Iva applicata sulle accise. In un anno l’aggravio di spesa complessivo a carico dei proprietari di auto a gasolio sarebbe pari a +245 milioni di euro, +490 milioni di euro in caso di incremento delle accise sul gasolio pari a 2 centesimi di euro” calcola l’associazione.