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Rifiuti campani in Sardegna, “una discarica di illegalità tra tasse non pagate e assicurazioni fuorilegge”

di Paolo Rapeanu
13 Dicembre 2018
in sardegna

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Rifiuti campani in Sardegna, “una discarica di illegalità tra tasse non pagate e assicurazioni fuorilegge”

di Paolo Rapeanu

“Una discarica di illegalità, rifiuti vietati gestiti da società coinvolte in importanti inchieste della direzione antimafia di Roma, fideiussioni per oltre 20 milioni per le bonifiche emesse da un’assicurazione bulgara dichiarata fuorilegge da tutti gli organismi internazionali, tasse ecologiche non pagate alla provincia del Sud Sardegna per un milione di euro, falde idriche a rischio con un verbale di contestazioni tenuto segreto. Dietro l’operazione della discarica napoletana Ecodump ora Riverso srl di Carbonia si cela un quadro di illegalità spaventoso tenuto nascosto da tutti”.

Lo ha denunciato poco fa il leader di Unidos Mauro Pili che nelle scorse settimane aveva denunciato l’arrivo di rifiuti dal Lazio e dalla Campania in Sardegna. Pili ha annunciato la pubblicazione di tutti i documenti in suo possesso e ha preannunciato un esposto alla Procura della Repubblica su questi fatti. “Quei rifiuti provenienti dal Lazio e anche dalla Sicilia sono stati conferiti nella discarica campana a Carbonia dalla Navarra s.p.a, una società coinvolta lo scorso anno in una mega inchiesta coordinata dalla direzione Antimafia di Roma. Al centro dell’operazione dell’Antimafia proprio il conferimento di rifiuti nelle discariche. Portavano rifiuti pericolosi declassificaldoli, con l’obiettivo di pagare molto meno e guadagnare molto di più. Inchiesta ancora in corso che ha messo la Navarra sotto stretto controllo per tutto il suo operato con avvisi di garanzia ai due titolari, Bruno e Rosettano Navarra. Lo stesso avveniva di fatto a Carbonia”, dice Pili, “con il conferimento fuorilegge di rifiuti fuori da tutti i parametri consentiti. Scorie attive e non stabilizzate. Nessuno diceva niente, sino alla mia denuncia. E ora tutto emerge con migliaia di tonnellate di questi rifiuti laziali e campani conferiti in quella discarica violando tutte le leggi e disposizioni in materia”.

“Praticamente la società Riverso della famiglia napoletana dei Colucci ha fornito alla Provincia del Sud Sardegna garanzie sul ripristino ambientale e rischi gestionali della discarica sottoscritte attraverso una società assicuratrice bulgara. La Nadejda con sede a Sofia è stata messa al bando dagli organismi internazionali. Non solvibile. Polizze fuorilegge. Nonostante questa situazione analoga avesse portato la stessa Regione, in altri uffici, ad escludere chiunque si presentasse con quelle credenziali fuorilegge. Alla Provincia del Sud Sardegna stranamente si accettava la carta straccia della Riverso. Peccato che in un ufficio analogo a Cagliari quella stessa tipologia di polizza venisse rigettata senza tergiversare. A Carbonia, invece, in qualche ufficio della Provincia si predisponeva anche una delibera per accettare quella fideiussione senza alcun tipo di garanzia. Il risultato è che quella discarica non ha nessuna copertura e che qualsiasi rischio ambientale non è assicurato”.

“Si tratta di un fatto di gravità inaudita”, sostiene il leader di Unidos, “proprio perché quella discarica il 10 marzo del 2017 veniva sottoposta ad un controllo dal quale emergeva una valanga di contestazioni con la minaccia della sospensione della stessa autorizzazione all’esercizio della discarica. Un elenco infinito di prescrizioni da far paura: mancata costruzione dell’argine perimetrale, mancati presidi di gestione delle acque piovane, mancanza dei contatori volumetrici per la misurazione del percolato della discarica, mancata installazione di un contatore volumetrico per le acque del canale sotto dreno, apertura della valvola del canale sotto-dreno al fine di consentire il normale deflusso delle acque. Una diffida rimasta nascosta per diverso tempo e che ora emerge in tutta la sua gravità visto che si sta parlando di una discarica di rifiuti di ogni genere”.

“Il terzo capitolo di questa scandalosa vicenda riguarda il tributo speciale per il conferimento di rifiuti speciali in discarica. La Riverso Srl ha accumulato dal 2014 sino ad oggi un debito che ha raggiunto con le sanzioni una cifra oltre 1 milione di euro. In particolar modo risultano non pagate le rate annue del 2014 per 237.000 €, per il 2015 204.000 €, per il 2016 147.000 €, per il 2017 128.000 € per un totale di 716.000 € a cui vanno aggiunti interessi e sanzioni del 30% del debito. Una cifra che ha raggiunto ormai il milione di debito. Il fatto gravissimo è legato appunto al mancato pagamento e al fatto che la Provincia niente abbia fatto per recuperare questo imponente debito. Anzi, la stessa provincia il 7 agosto del 2015 ha comunicato alla Riverso, via PEC, di avere ancora in corso degli accertamenti sulla legge ecologica e di poter valutare solo dopo la richiesta di rateizzazione fatta dalla Riverso”.

“Peccato che quella richiesta di rateizzazione è servita di fatto a sospendere sine die il termine del pagamento”, afferma Pili. “Dal 7 agosto 2015 al 2 agosto 2017 la Provincia non ha provveduto a fare gli accertamenti e neppure ad emettere il verbale di contestazione preannunciato permettendo di fatto che il piano di rateizzazione non avesse inizio e privando quindi le tasse regionali di tributi rilevantissime. Il lungo periodo intercorso autorizza a sospettare che l’interruzione del termine di 30 giorni si sia rivelato un artifizio per permettere di non pagare quanto dovuto. In data 2 agosto 2017 dopo che la situazione debitoria stava diventando non più occultabile la Riverso Srl è stata “costretta” ad inoltrare alla Provincia una nuova richiesta di rateizzazione del debito che durante il periodo tra il 7 agosto del 2015 e il 2 agosto 2017 è passato da € 237.000 a € 716.000. Cifre che come detto sono destinate ad avvicinarsi al milione di euro comprendendo le sanzioni 30% del debito e gli interessi. Un dato è certo la Riverso ha chiesto di poter pagare questo debito in 45, dicasi quarantacinque, rate trimestrali. Ovvero in oltre 11 anni.

“Quarto capitolo di questa scandalosa vicenda: il passaggio di proprietà delle quote Riverso Srl da Daneco S.p.A. ad Asset & management. La Daneco è stata sottoposta a procedura concorsuale e attualmente si attende la riunione del comitato dei creditori del prossimo 10 gennaio per stabilire se verrà accettata la proposta di concordato oppure se verrà dichiarato il fallimento della società. Di conseguenza con il fallimento della Daneco verrebbe sicuramente posto a revocatoria l’atto di cessione delle quote della Daneco all’Asset e Management. Tutto in casa Colucci. Gli effetti per il Sulcis, però, sarebbero devastanti visto che la società ritornerebbe di proprietà della Daneco in fallimento e con la fideiussione dichiarata fuorilegge il Sulcis resterebbe senza alcuna garanzia per i ripristini ambientali e la messa in sicurezza della discarica”.

“Su questa vicenda – aggiunge il leader di Unidos Mauro Pili – si addensano fatti gravissimi e palesi silenzi e complicità in questi misfatti. Come è possibile che tutto ciò sia stato occultato nei pubblici uffici? Come è stato possibile accettare una polizza Bulgara di Nadejda quando tutti sapevano della sua inconsistenza? Chi ha consentito a questi signori di ignorare i pagamenti delle ecotasse per oltre 1 milione di euro? Come è possibile che Riverso smaltisse rifiuti della Campania e dal Lazio con codice CER 19314 relativo ai rifiuti parzialmente stabilizzati quando invece l’autorizzazione integrata ambientale prescrive che rifiuti devono essere stabili e non reattivi?”.

Tags: Sardegna
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