A nche a Cagliari come in tutta Italia”Quo Vado” l’ultimo film di Checco Zalone. sta facendo stragi di incassi e di pubblico.
Nel film, che sta superando ogni record e ha fatto registrare 22 milioni di incasso nel primo week end, dietro la facciata del semplice umorismo ci sono nascoste delle verità incontestabili sulla italianità e sui vizietti della gente del bel paese.
La maestria di Zalone sta nel raccontare verità indiscutibili immergendosi nel suo tempo e per questo esponendo fatti e personaggi che rientrano in quello che possiamo chiamare”nuovo realismo” i cui illustri precursori furono Vittorio De Sica e Alberto Sordi.
Le scena esordisce in africa dove Zalone si trova in mezzo a degli indigeni bellicosi che devono giudicarlo in base alla storia della sua vita. Un modo per confessare quindi i suoi trascorsi che sono comuni ai vizi e alle fissazioni tipiche degli italiani partendo dall’abitudine di cercare un posto fisso pubblico.
Le semplici battute e le situazioni paradossali di questo film, a volte banali e scontate, ma rese ilari e godibili dall’arte recitativa di Zalone, descrivono i nostri difetti atavici che non sempre sono etichetta negativa ma a volte mostrano dei segni distintivi dell’italianità che molti ci invidiano.
Zalone, che è riuscito a coronare il suo sogno del posto fisso, viene costretto a trasferissi in vari luoghi tra i più improbabili per costringerlo alle dimissioni. Ma lui si adatta sempre e rende quei posti terribili appetibili e questo è praticamente il riconoscimento del nostro modo di adattarci alle esigenze e di creare delle situazioni positive anche nei luoghi più disastrati. Questa capacità è ancora più palese quando il nostro attore viene trasferito al Polo Nord per tentare di fargli firmare le dimissioni da quel posto fisso per lui invece irrinunciabile. Zalone, italiano testardo, anche lì dimostra di sapersi adattare e trasforma una situazione negativa in una positiva proprio come molti conterranei costretti ad emigrare all’estero dove si adattano e iniziano la scalata in quella loro nuova società. In quell’occasione dimostra che il vivere ordinato delle società evolute, come quella norvegese, nel film in effetti ha dei risvolti negativi che portano la gente a suicidarsi. A questo si contrappone invece il modo di vivere e comportarsi italiano, pur stereotipato, che con i suoi difetti e i suoi comportamenti molte volte chiacchierati in effetti rende alla vita il giusto valore e permette di viverla con gioia. Poi il ritorno al suo paese e ancora cambiare tipo di attività nonostante rimanga attaccato al posto fisso, ha il significato che gli italiani, tutto sommato, sanno riciclarsi ma non sono abbastanza coraggiosi per intraprendere. Poi il finale più che scontato con un sogno d’amore che si concretizza con la nascita di una figlia e quindi la rinuncia al posto fisso e il contemporaneo impegno in Africa per aiutare i più deboli che fotografa il desiderio italiano di crearsi una famiglia e quello di aiutare il prossimo. L’interpretazione di Zalone è magistrale nella sua semplicità, anche le battute più semplici mostrano una spontaneità recitativa dell’attore che per interpretare un personaggio sempre difficoltoso come uno sciocco, ha sicuramente dalla sua preparazione, intelligenza e cultura. Tecnicamente Quo Vado mostra una fotografia di livello, specialmente la parte che riguarda la location norvegese. La regia pare scontata e a volte banale, sufficiente la scenografia, anche se risulta infantile la scena iniziale degli indigeni africani forse volutamente presentati in modo goffo e dilettantesco. La colonna sonora non lascia segni perché i dialoghi e le battute sono al centro dell’attenzione anche se risultano elementari e per questo immediati, comunicando chiaramente allo spettatore il significato che si vuol dare ai vari contesti.