Si è svolto il 4 aprile l’appuntamento con le prime classi finalizzato a fornir loro gli strumenti e le conoscenze sull’utilizzo dei nuovi media e delle piattaforme digitali, sulla normativa per il bullismo e cyberbullismo, sulle responsabilità civili e penali del bullo, sulla colpa in vigilando e in educando dei genitori/ tutori, sulle responsabilità della scuola, sulle conseguenze psicofisiche subite dalla vittima e sulle tutele previste dal nostro ordinamento giuridico.
All’incontro hanno partecipato Carla Atzori, Gino Emanuele Melis, avvocato, maestro di karate e consigliere comunale, l’avvocatessa e consigliera comunale Roberta Lisci, Natascia Curreli vittima di bullismo e cyberbullismo.
Una storia, quella di Natascia, che racchiude il dolore e la sofferenza ma anche la voglia di riscatto e di non abbassarsi alla malvagità causata da chi vuole piegare il prossimo: per anni la giovane di Sedilo è stata bersagliata dai bulli a scuola, per il suo peso. Ma poi ha trovato la voglia e forza di reagire e di andare nelle scuole per raccontare la sua esperienza. Una attività mirata a sensibilizzare soprattutto le nuove generazioni, anche se il cattivo esempio, molto spesso, parte soprattutto dagli adulti. Non solo: prevenzione è la parola d’ordine poiché curare le ferite non è semplice. Dunque è necessario non abbassare mai l’attenzione riguardo questa importante tematica, un cancro della società attuale, più che mai, accentuato dall’uso dei social e di internet: è proprio attraverso le piattaforme digitali che si consumano le atrocità peggiori, alle vittime vengono inferte le pugnalate più sadiche attraverso prese in giro, continue e incessanti, a tal punto che, anche i più forti, rimangono destabilizzati da tanta crudeltà d’animo. Spiegare, quindi, che non bisogna nascondersi dietro il bullismo per apparire migliori rispetto agli altri e a chi è vittima, di umiliazioni e diffamazioni, un solo invito, ossia quello di parlare, di far conoscere quanto accade al fine di intervenire ed evitare anche le peggiori conseguenze che la cronaca, troppo spesso, racconta.












