Sono settimane di intenso lavoro per i medici veterinari che, alle prese con la routine quotidiana, sono tempestati di casi di infezione da parvovirosi. A raccontare quanto accaduto a Tana di Bau è Elena Pisu, volontaria molto conosciuta e sempre propensa al benessere animale:
“Sono stati giorni difficili, abbiamo avuto una epidemia di parvovirosi, abbiamo visto morire 17 cuccioli, è stato uno strazio che ci ha messo in ginocchio, soprattutto dal punto di vista psicologico.
Oggi possiamo raccontarlo, perché da oggi gli ultimi tre sono fuori pericolo.
Per chi avesse bisogno di mettere i puntini sulle “i”, i cuccioli avevano il primo vaccino ed erano in attesa del secondo”. Purtroppo nemmeno il vaccino, a volte, è in grado di contrastare i sintomi del virus che, in poche ore, è capace di divorare l’animale. Vomito frequente, diarrea che può essere caratterizzata da feci di colore giallo verdi, emorragiche e maleodoranti, febbre alta, rapida perdita di peso, disidratazione, abbattimento e leucopenia, ossia diminuzione dei globuli bianchi, sono i sintomi più evidenti. Con cure tempestive a suon di antibiotici, antinfiammatori e flebo il cane può vincere contro il virus ma anche perdere la battaglia tra atroci sofferenze. Quasi come centrare un terno al lotto, insomma. Dolore e dispiacere infinito nella casa che ospita i cani in attesa di essere adottati, ma anche speranza e fiducia per i sopravvissuti tra cui Tasha: “È fuori pericolo, anche lei è una delle cucciole che ha contratto la parvovirosi e malgrado sia così minuta, ha dimostrato una forza eccezionale. Tre mesi, Futura taglia piccola medio piccola.
Adorabile” e in cerca di una famiglia che spalanchi le porte di casa e del cuore.
Nella maggior parte dei casi la parvovirosi nei cani causa gastroenterite, mentre la miocardite da parvovirosi è rara in quanto, probabilmente, nel corso del tempo gli animali hanno acquisito una sorta di immunità collettiva.
Il virus colpisce soprattutto i cani adulti non vaccinati e i cuccioli di età inferiore ai 6 mesi, i quali percorrono la finestra di tempo compresa tra il decadimento dell’immunità materna e l’inizio dei protocolli vaccinali. E il rischio di mortalità, purtroppo, è molto elevato. Si contrae con gli escrementi contaminati ma non solo: le particelle virali infatti si diffondono nell’ambiente e un cane sano può contrarre il visus anche soltanto mangiando erba o leccando il suolo contaminato.












