La doccia fredda arriva durante la discussione dell’adeguamento del Puc al Ppr e al Pai: “Non facciamoci prendere dall’entusiasmo, non credo che disegneremo il volto nuovo della città”. A dirlo è il primo cittadino di Quartu, Graziano Milia. L’adeguamento, atteso da sedici anni, è stato approvato a maggioranza dall’Aula, 25 favorevoli e 4 astenuti, ma il sindaco ha spento gli entusiasmi dei consiglieri, sia di maggioranza sia di opposizione, che nei loro interventi hanno detto che “si potrà disegnare la Quartu dei prossimi 20 anni”. Il primo a dirlo è stato il presidente della commissione Urbanistica, Stefano Busonera. Parole che sono state condivise da altri colleghi e che sono arrivate dopo l’esposizione dell’assessore comunale Aldo Vanini: “Non siamo all’anno zero, tre anni sono pochi per chiudere una partita importante ma serve un processo partecipativo dove ognuno si prenda le proprie responsabilità”. Vincoli da abolire, terreni che possono avere una differente destinazione urbanistica. Con la possibilità di costruire locali, case e alberghi nuovi, per esempio. “Quartu doveva fare l’adeguamento dal 2006, sono passati sedici anni e bastava prendere il Puc e metterlo sopra il Ppr. Sono state prese altre strade, non tenendo conto dello scenario che avevamo davanti. Ci muoviamo in un terreno dove le certezze sono poche”, afferma Milia.
Che cita l’esempio della zona del Simbirizzi: “Fare qualcosa attorno a quell’area vuol dire pensare di riedificare il Colosseo a Roma. Dovremo fare un’operazione saggia, partire da ciò che non va del vecchio piano urbanistico comunale e fare un meccanico adeguamento al piano particolareggiato regionale. Sennò saranno anni di vai e vieni dagli uffici della Regione. Non stiamo disegnando il futuro della nostra città, non è nella nostra disponibilità perchè non sappiamo quale sarà la prossima legge urbanistica o quali altre modifiche ci saranno con le sentenze della Corte costituzionale o del Consiglio di Stato. Limitiamoci a fare ciò che dobbiamo, no agli entusiasmi su cose che, putroppo, non sono nella nostra disponibilità, non c’è il tanto”. Insomma, cambiare il volto della terza città della Sardegna sembra essere diventata un’operazione assai complicata: “Qualunque cosa è vincolata a Ppr, legge urbanistica e tante sentenze. È ridicolo non consentire l’efficientamento energetico con pannelli solari, fotovoltaici e operazioni di coibentazione per le case che si trovano a 300 metri da Molentargius, fa ridere i polli. È così anche a Genneruxi”, prosegue Milia, citando uno dei rioni cagliaritani vicinissimi allo stagno. “Siamo il terzo comune sardo e, dal punto di vista urbanistico, anche quello che accerta di più gli abusi. Sono stanco di sentir dire che siamo la città in cima per gli abusi, noi semplicemente li accertiamo”.











