Fiori, anche costosi – “Rose, sempreverdi e gigli” – lasciati lì, alla base di quel semaforo di via Portogallo dove, il nove luglio scorso, è avvenuta l’ennesima tragedia della strada. Rosalia Imperatrice, ottant’anni, è stata travolta dalla Dacia guidata da un uomo, “mentre stava attraversando sulle strisce pedonali”, e muore poco dopo a causa delle gravi ferite riportate. I suoi figli, distrutti dal dolore, sette giorni dopo decidono di attaccare una bottiglia di plastica, piena d’acqua, con dentro un omaggio floreale per la madre scomparsa. Da allora, al dramma dell’aver perso la persona che li ha messi al mondo, si aggiunge quello, decisamente meschino e folle, dei furti: “Per quattro volte hanno rubato i fiori. Abbiamo anche legato la bottiglietta d’aqua col fi di ferro”, racconta uno dei figli, Piercarlo Porceddu, 51 anni. Niente da fare: “Hanno sradicato tutto, non lasciando nessuna traccia. Sono andato a chiedere di poter visionare le immagini della telecamera di videosorveglianza della vicina farmacia ma mi è stato risposto di no per motivi di privacy”.
Semplici furti da parte di qualche ragazzino – o adulto – annoiato? Forse. Sta di fatto che, sul palo del semaforo, qualcuno ha scritto con la vernice la seguente frase: “Niente fiori, Comune”. Porceddu ha chiamato subito in Municipio: “Mi è stato detto che loro non ne sanno nulla e che, nonostante sia vietato lasciare fiori in strada, per questi casi viene sempre fatta un’eccezione”. E ci mancherebbe altro. Il cinquantunenne è arrabbiatissimo: “Non so chi ci sia dietro questi gesti, mi chiedo solo se possa essere definito un essere umano. Come si possono rubare fiori messi in ricordo di un morto? Chiunque abbia visto o sappia qualcosa mi contatti, il mio numero di telefono si trova facilmente nell’elenco telefonico”.













