“Io non ho commesso reati, spero che i magistrati fiorentini possano in coscienza dire lo stesso”. Con il solito piglio sfida-tutti, così Matteo Renzi commenta la richiesta di rinvio a giudizio per finanziamento illecito avanzata dai pm di Firenze nell’ambito dell’inchiesta Open.
“Nella giornata di oggi è stata fissata l’udienza preliminare per il processo Open che si terrà il giorno 4 aprile. Si tratta di un atto scontato e ampiamente atteso che arriva ad anni di distanza dai sequestri del novembre 2019 poi giudicati illegittimi dalla Corte di Cassazione”, commenta laconicamente l’ufficio stampa dell’ex premier. “Finalmente inizia il processo nelle aule e non solo sui media. E i cittadini potranno adesso rendersi conto di quanto sia fragile la contestazione dell’accusa e di quanto siano scandalosi i metodi utilizzati dalla procura di Firenze”, si legge ancora nella nota.
Renzi, intanto, ha denunciato i magistrati Creazzo, Turco, Nastasi. L’atto firmato dal senatore sarà trasmesso alla Procura di Genova, competente sui colleghi fiorentini
“È utile ricordare a questo proposito che la richiesta è stata firmata dal procuratore Creazzo, sanzionato per molestie sessuali dal CSM; dal procuratore aggiunto Turco, che volle l’arresto dei genitori di Renzi poi annullato dal Tribunale della Libertà e dal procuratore Nastasi, accusato da un ufficiale dell’Arma dei Carabinieri di aver inquinato la scena criminis nell’ambito della morte del dirigente MPS David Rossi – prosegue lo staff del senatore fiorentino – Questi sono gli accusatori. Il senatore Renzi – prosegue il suo staff – nelle scorse settimane aveva chiesto di essere interrogato dopo che i PM avessero risposto alle istanze della difesa. Tale risposte non sono mai arrivate. Per questo nelle prossime settimane la difesa del senatore Renzi si riserva di produrre memorie difensive in vista dell’udienza preliminare anche prima del dibattito parlamentare in Senato sul conflitto di attribuzione che si terrà ragionevolmente nel mese di marzo”.
Oltre che per Renzi, il processo è stato chiesto per i fedelissimi Maria Elena Boschi e Luigi Lotti e per altre 8 persone indagate.













