Prestito sociale: cresce in Sardegna il social lending

Sono circa un centinaio i dipendenti pubblici sardi che hanno ottenuto un prestito attraverso la piattaforma “Prestiamoci”. Il sistema rappresenta una rivoluzione nel settore dei prestiti personali e garantisce interessi vantaggiosi sia per chi ottiene il denaro che per chi lo investe


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Si chiama social lending ed è un prestito sociale che consente di ottenere del denaro senza ricorrere all’intermediazione bancaria attraverso una piattaforma regolarmente autorizzata dalla Banca d’Italia. Circa un centinaio di dipendenti pubblici sardi hanno finora ottenuto in questo modo un prestito per finanziare spese di vario genere: dalla ristrutturazione dell’appartamento all’acquisto di un’automobile nuova o al finanziamento del ricevimento matrimoniale, dalle spese sanitarie alle rette scolastiche dei figli. Complessivamente la somma confluita in questo innovativo sistema di finanziamento – che sin dal 2005 è diffuso negli Stati Uniti in cui attualmente vengono scambiati in questo modo circa 500 milioni di dollari al mese ed ora sta decollando anche in Sardegna – è di circa un milione di euro, quasi pari a quanto è stato investito dai risparmiatori dell’isola che stanno credendo sempre più in questo sistema che garantisce tassi di interesse decisamente superiori a quelli concessi dagli istituti bancari.

Il prestito sociale in Sardegna. Approdato tre anni fa anche in Sardegna grazie ad un accordo di collaborazione tra la Cms, associazione di mutuo soccorso tra i dipendenti pubblici, e la piattaforma “Prestiamoci”, il social lending segna una rivoluzione epocale nel settore dei prestiti personali, cioè i finanziamenti di importo limitato che sono stati finora ad esclusivo appannaggio delle banche. Ora grazie alle nuove normative comunitarie bancarie, questo sistema innovativo è approdato anche in Italia. “E’ un sistema assolutamente garantito sotto il profilo legale perché la piattaforma utilizzata è sottoposta ai rigorosi controlli della Banca d’Italia alla stregua di tutti gli altri intermediari finanziari”, spiega Pasquale Biasioli, presidente della Cms, associazione che in Sardegna raccoglie circa seimila dipendenti delle pubbliche amministrazioni. Dal punto di vista normativo le piattaforme di social lending rientrano infatti tra gli Istituti di pagamento previsti dalla direttiva europea 64/2007 sui servizi di pagamento introdotta in Italia con d.lg. 11/2010 del 27 gennaio 2010.

Come funziona il social lending. Il sistema del prestito sociale favorisce lo scambio di denaro tra due privati. Evitando l’intervento oneroso di un istituto di credito, la piattaforma virtuale “Prestiamoci” consente un tasso agevolato al beneficiario (Tan che parte dal 3,90% che diventa un Taeg finito del 5,40%) e nello stesso tempo garantisce all’investitore – che può stanziare da un minimo di 1.500 a un massimo di 50mila euro – un tasso di interesse più favorevole dei comuni titoli di debito pubblico. Sotto il profilo operativo, inoltre, la piattaforma “Prestiamoci” consnete al denaro di passare con estrema facilità e immediatezza al conto corrente del beneficiario da quello dell’investitore che, oltre al rispetto dei regolamenti della Banca d’Italia, è garantito anche dalla diversificazione del rischio: i suoi soldi non vengono infatti prestati ad un singolo individuo, ma a una pluralità di richiedenti per l’ammontare di 50 euro ciascuno. Le somme che possono essere richieste per il prestito vanno da 1.500 a 25mila euro ma il prestito medio si aggira intorno ai 25 mila euro.

Le classi di rischio. La piattaforma “Prestiamoci” classifica i richiedenti in sette classi di rischio con precisi criteri che tengono conto del reddito, delle proprietà, degli eventuali problemi con conti correnti, carte di credito, bollette e prestiti precedenti. In base a questo “rating” chi presta il danaro può scegliere la classe di rischio dei richiedenti o indicare persino il luogo di residenza, l’età o altro. “Si può scegliere di correre un rischio maggiore a fronte di un rendimento maggiore”, spiega Biasioli -. Nel caso del prestito riservato ai dipendenti pubblici la tutela degli investitori è ancora maggiore in quanto si tratta della categoria di lavoratori più garantita in ordine al rischio di perdere l’impiego: la restituzione avviene infatti con addebito della rata direttamente in busta paga e ciò determina un tasso di insolvenza praticamente nullo. Tutti i nostri soci, seppure soggetti ai controlli effettuati dalla piattaforma, sono inquadrati solitamente nelle categorie più alte e possono dunque ottenere i migliori tassi possibili. I soci che intendono investire – aggiunge il presidente della Cms – potranno inoltre godere di un’esenzione totale dalle commissioni per tutto il 2018, con la prospettiva di uno sconto del 20% sulle commissioni standard a partire dall’anno prossimo”.

La tassazione degli interessi. La legge di bilancio 2018 ha recentemente introdotto alcune importanti novità sulla tassazione dei proventi del social lending che rendono dunque particolarmente vantaggiosi gli investimenti. Gli interessi derivanti da questi investimenti saranno infatti assoggettati a una ritenuta alla fonte a titolo d’imposta nella misura del 26%, in quanto considerati redditi di capitale. Fino allo scorso anno concorrevano invece alla determinazione del reddito ed erano assoggettati alla tassazione progressiva Irpef da un minimo del 23 a un massimo del 43%, al netto delle addizionali regionali e comunali.


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