Una doccia fredda? “No, un po’ me lo immaginavo. Se non ci fanno aprire è per questioni di sicurezza, ma la situazione economica non è certo delle migliori”. Così Patrizia Montis, 39 anni, titolare di un centro estetico a Cagliari, in piazza Cambosu. Da due mesi, ormai, non fa più la spola tra il suo paese di residenza, San Gavino Monreale, e il capoluogo sardo. Sperava di poter ritornare alle sue abitudini tra circa quarantotto ore, e invece nulla: “Non ho ancora ricevuto i seicento euro del Governo e nemmeno gli ottocento, previsti a maggio. Chissà quando arriveranno. Nel frattempo, solo spese. Non chiederò però il finanziamento-prestito allo Stato, non voglio assolutamente indebitarmi. Lavoro da sette anni”, spiega la Montis, “certo, il Coronavirus è pericoloso, lo so benissimo, ma nessuno ci ha fornito ancora informazioni esatte su come poter ripartire in totale sicurezza”.
Cioè, dispositivi di protezione sono sicuri (guanti e mascherine) ma, a detta dell’estetista, non c’è ancora un elenco dettagliato di tutte le precauzioni da prendere per la salute propria e quella dei clienti: “Non ho ancora trovato guanti e mascherine, a parte questo le sanificazioni rappresenteranno un ulteriore costo. Il Governo deve aiutarci con queste spese, lo dico chiaramente. Cercherò di non alzare i prezzi su trattamenti quali manicure e pedicure, ma uno o due euro in più per trattamenti viso e corpo, invece, sì”.









